Tempo Ordinario - XII Domenica (Matteo) - A

Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo.

Ger 20,10-13/Sal 68/ Rm 5,12-15/ Mt 10,26-33

Per compiere con fedeltà la missione, Gesù ricorda ai suoi che non devono avere paura di quelli che uccidono il corpo. Suggerisce di non avere mai timore, perchè il Padre vede e valuta ogni sofferenza. Nell'andare in missione, bisogna superare le paure e i timori di incontrare persecuzioni, perchè questa è garanzia per il messaggio del Vangelo che viene portato. Con l'avvento del Regno, nessun segreto, rimarrà tale, tutto sarà svelato. Ora ogni insegnamento ricevuto, anche se in forza privata, deve essere annunciato apertamente a tutti. Tutti infatti devono conoscere l'amore di Dio che vuole ogni uomo salvo. Pertanto chi riconoscerà il Cristo, pubblicamente, sarà accolto nei cieli, chi invece per paura, non Lo avrà voluto riconoscere, sarà sconosciuto al Figlio dell'Uomo, perchè ha rifiutato di accogliere l'amore.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

1 – Sulla croce Gesù si è offerto per riparare il peccato e l’eucarestia ci introduce in questa stessa riparazione, di cui ha così pressante e continuo bisogno la nostra vita, tanto e sempre segnata dal peccato che ritorna con affligente monotonia: ora è la vergogna d’essere credenti, ora la ricerca del successo e l’esaltazione, oppure il cedimento alla paura del Vangelo. Nell’eucarestia troviamo espiazione e insieme forza della fedeltà e della confessione del Cristo. Nell’eucarestia condividiamo la lode innalzata da Gesù nell’immolazione della croce: la sua adorazione, il suo rendimento di grazie.

Nella prima lettura il profeta non annunzia cose gradevoli. Il messaggio di Dio nei confronti di Giuda (territorio della Palestina e quindi del popolo) infedele all’alleanza prevede la condanna. Per questo motivo il profeta è bersagliato e oppresso. Ma non è sfiduciato, egli sente vicino il Signore, al quale affida oggi l’esito della sua stessa vita. E’ un atto di fede in Dio che non abbandona chi crede in lui. La storia di Geremia è la nostra stessa storia, è quella di Abramo, di Maria, di Gesù, di ogni credente, per i quali Dio è una Presenza, un Dio che si interessa del povero, cioè dell’uomo di fede. Il povero verrà proclamato beato.

Nella seconda lettura Adamo è “figura di colui che doveva venire”, cioè di Cristo: ma una figura contrapposta. Per causa di Adamo tutti sono in situazione di peccato e di morte. La morte non è solo un venir meno fisico, ma la condanna, la rimozione da parte di Dio. Anche Cristo si pone all’inizio, ma di una situazione esattamente capovolta. Egli sta al principio del “dono di grazia”, che si è riversato in abbondanza su tutti gli uomini. Ogni liberazione e santità trova il suo principio e la sua possibilità in Cristo. Il mondo di peccato è cancellato, appare la redenzione e la grazia che scaturiscono da Cristo. Vangelo – Ci viene ricordato una serie di detti del Signore, che si devono imprimere nel nostro animo e che dobbiamo anche rivelarli agli altri. Non si deve avere paura di chi uccide il corpo ma di chi compromette tutto il nostro essere e il nostro destino ultimo. Quindi la grande paura del discepolo di Gesù è il peccato e chi ne è il portatore. Noi non siamo indifferenti alla provvidenza amorosa di Dio, che veglia su di noi. Non siamo al mondo come esseri anonimi, apparsi per caso. Dobbiamo avere il coraggio della testimonianza e non arrossire di essere seguaci di Cristo. Allora anche lui ci riconoscerà come suoi dinanzi al Padre.

2 - Ogni battezzato ha avuto la missione di annunciare la salvezza portata da Cristo con la parola e la testimonianza della propria vita. Dio ci affida un compito bello ed entusiasmante, questa missione comporta molto spesso anche dei rischi che richiedono un grande coraggio, lo leggiamo nelle vita dei profeti e apostoli, per non lasciare cadere la fiducia che Dio ha posto in noi. Guardiamo allo stesso Geremia che troviamo nella 1a lettura, suo compito è annunciare al popolo una imminente rovina. Sarà umiliato, emarginato, allontanato e perseguitato. La sua fedeltà diventa una conquista sofferta, ma non si perde d'animo. Nella 2a lettura Paolo accenna alla potenza che ha il peccato sull'uomo da quando per la disobbedienza dell'uomo stesso è entrato nel mondo, per cui la morte ne è una conseguenza. Solo Cristo è stato capace di affrontare il peccato e la morte uscendone vittorioso, ciò ci permette di capire che con la sola fede in Dio e nel Dio crocifisso giungono a noi doni ineguagliabili di vita e di grazia. Nessun diritto umano può fermare in noi la libertà dell'annuncio del Vangelo. Così Gesù prima di inviare i suoi a predicare, li incoraggia perchè non si lascino scoraggiare davanti alle difficoltà o al pericolo della morte, perchè Dio stesso veglierà su di loro. Così diventeranno i veri costruttori della nuova umanità. Anche noi invitati a superare il rispetto umano che spesso ci rende complici del male, per testimoniare l'amore vero di Dio per noi. Gesù ci rassicura che se noi perseveriamo nel suo nome, lui ci riconoscerà davanti al Padre nei cieli.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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