Tempo Ordinario - XIII Domenica (Matteo) - A

Chi non prende la sua croce...non può essere mio discepolo.

2 Re 4,8-11.14-16/Sal 88/ Rm 6,3-4.8-11/ Mt 10,37-42

Chi vuol seguire il Maestro, deve accettare condizioni ben precise di fedeltà. Questa è la parte conclusiva del discorso d'invio dei discepoli, contiene un'esortazione all'accoglienza, perchè l'apostolo ne ha diritto per la missione che egli è stata affidata, in quanto partecipa della dignità del Cristo, l'inviato di Dio. Solo l'amore, che è alla base dell'accoglienza, fatta di semplicità e quale atteggiamento di dialogo, può favorire nuovi rapporti. Oggi, facciamo molta fatica, ad accoglierci a vicenda, perchè consideriamo gli altri come intrusi, sopportati, quasi che vengano a portarci via quello che diciamo nostro. Sono interrogativi che il Vangelo ci pone, per evitare forme di intolleranza, di pregiudizio,di diffidenza che un cristiano non può conservare.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

1 – La tematica di questa domenica è duplice. La prima indica le condizioni per seguire Gesù per coloro che accettano la sua chiamata e aderiscono a lui con fede. La seconda è quella dell’ospitalità. Dio vuole che ciascuno di noi possa dare e ricevere qualcosa: ma non basta la divisione del lavoro e una più perfetta organizzazione delle professioni; dei contributi personali, per rinnovare le coscienze! Solo l’amore, che è alla base dell’ospitalità come accoglienza dell’altro, fatta con simpatia e in atteggiamento di dialogo aperto, può creare nuovi rapporti. Oggi, nella nostra società lo straniero, l’emigrato è considerato come intruso, un sopportato. Interroghiamoci su tutte le nostre forme d’intolleranza, di indifferenza verso chi è forestiero ma soprattutto bisognoso.

Nella prima lettura scopriamo come l’ospitalità generosamente offerta al profeta, viene ricambiata con il dono più desiderato, la fecondità, la figliolanza. Dio sa vincere la sterilità, poiché è lui la sorgente della vita. Ogni sterilità nella storia della salvezza, ogni figlio che nasce sorprendentemente – Isacco o Samuele – è l’epifania in cui viene rivelata la potenza e la provvidenza divina. Questo brano è posto qui dalla liturgia a preparare la promessa di Gesù: l’ospitalità al discepolo di Gesù conoscerà parimenti la sua ricompensa.

Nella seconda lettura ci viene detto che il battesimo non è un segno esteriore, ma con questo dono diventiamo partecipi dell’amore e della risurrezione di Gesù: in noi muore il peccato, inizia una vita nuova, quella di Cristo che ci viene comunicata. Non siamo ancora risorti, ma questa nuova vita ci dà la speranza che risorgeremo con Cristo. E’ la nostra condotta, distaccata dal peccato a dimostrare la forza della risurrezione che si sviluppa in noi. Ogni peccato è smentita del nostro battesimo, è un regredire dalla risurrezione, un allontanarci dalla comunione con la gloria del Signore. Capire la gravità del peccato mortale è una grande grazia.

Vangelo – ci viene proposta la dedizione che dobbiamo a Cristo, egli va amato più di tutti e di tutto. I legami naturali più intimi passano in secondo ordine, non possono entrare in concorrenza. Il cuore deve essere libero per lui. Non vale solo per qualche discepolo, ma per chi vuole essere suo seguace, senza evitare la croce che ci è difficile da capire ed accettare. Ed è poi importante l’accoglienza di chi viene quale profeta in nome di Gesù. E’ il “piccolo”, discepolo nel quale si deve vedere Cristo in persona. E’ ogni uomo nel quale, stranamente, si cela il Signore scoperto e servito con amore e premura. Fa parte della fede e della croce.

 

2 -La parola oggi ci invita in modo particolare a porre la nostra attenzione sull'amore che dobbiamo in primo luogo a Cristo, lui deve essere amato prima e al di sopra di ogni affetto familiare. A Pietro che per tre volte aveva tradito il Signore, Gesù stesso pone la triplice domanda sull'amore, e Pietro conferma il suo si con il pianto. Ora quando abbiamo conosciuto la verità dell'amore di Cristo nei nostri confronti, non possiamo trascurarlo o dimenticarlo. Lui ci ha amato sino alla fine, quindi diventa per noi motivo di fede nel credere in lui e fedeltà nel seguirlo. Ogni seguace deve saper amare alla sua stessa maniera, prendendo anche la croce che lui ci passa per sollevarlo un pochino da quel peso, è in questo atteggiamento che lui ha dimostrato tutto il suo amore per noi, ed è lo stesso atteggiamento che è chiesto a noi per abbandonarci alla volontà di Dio. Non possiamo organizzare la nostra vita senza Cristo, sarebbe un grande fallimento, il seguire la sua parola è per noi sicurezza e gioia. Il Vangelo ci insegna il tema dell'accoglienza, come Cristo ha accolto noi, sebbene peccatori, così noi dobbiamo saper accogliere tutti nel nome di Cristo. Ogni gesto di carità sarà sempre ricordato e premiato, perchè qualunque cosa avrete fatto a un piccolo l'avete fatta a me, sono le parole del Signore.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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