Tempo Ordinario - XXII Domenica (Matteo) - A

Per seguire Cristo è importante rinunciare ai propri progetti e ricchezze

Ger.20,7-9 /Sal.62 / Rm. 12,1-2/ Matteo 16,21-27 -

Non possiamo seguire l'ideale propostoci, se non rinunciamo a qualcosa di nostro. Gesù spesse volte parla delle sofferenze e delle umiliazioni, che dovrà affrontare in Gerusalemme. Sofferenza e umiliazioni, fino alla morte in croce, per compiere la missione che il Padre gli ha affidato, per salvare l'uomo. Ai suoi dice apertamente, che se vogliono seguirlo, devono rinunciare ai propri progetti e aspirazioni. Ricorda ancora che per salvare la propria anima, non serve guadagnare il mondo intero, e non c'è nulla che possa veramente salvare se non la propria adesione al Servo sofferente. Nessuno potrà comprarsi il Regno dei cieli con le ricchezze di questo mondo, ma unicamente con una viva e vera fiducia nel nome e nella persona di Cristo.
TRACCIA DI RIFLESSIONE
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Per la vita cristiana la profezia della passione, che è spesso menzionata nella liturgia, riveste un’importanza fondamentale. Il messaggio di questo annientamento, che è sempre mistero, è l’evento importante della salvezza per tutto il mondo, è sempre una lezione da rileggere continuamente. Il successo del popolo, passa sempre attraverso l’opera dell’amore di Dio, cioè attraverso il disastro della croce, quel fallimento che però si apre alla vita della risurrezione. E’ sempre per la Chiesa un messaggio di difficile comprensione, tanto che spesso lo sfugge volentieri. Il nostro si al Cristo lo dobbiamo saper dire sempre, nel momento della liberazione, ma soprattutto nel momento dell’umiliazione e della minacciata sconfitta, aggiungendo il nostro si alla propria croce. Questo nostro si che ci rende sacerdoti e vittima è un vero atto di culto nella vita nuova. Si legge infatti:”se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso”. Pietro è stato investito di una missione importante nella Chiesa, ma non è preservato dalla tentazione di protesta e disappunto della croce. Chi vuol dunque servire e seguire Cristo deve saper accettare la sua passione quale servo sofferente. Ma la croce non sarà solo il destino di Cristo, ma sarà quello di ognuno di noi che voglia essere suo discepolo. Chiamati a “perdere la vita”, e donarla a Cristo; e quindi a rinnegarla. Fuori di questa prospettiva non c’è possibilità di risurrezione.

Nella prima lettura il profeta Geremia si lamenta:”la parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio”. In questo lamento si legge oggi un tentativo di rifiuto verso Dio; ma quando la sua parola è accolta e praticata, diventa come un fuoco che brucia in noi, allora la ribellione diventa inutile.

Nella seconda lettura Paolo ci invita ad offrirci al Signore:”offrite i vostri corpi come sacrificio vivente”. Ogni sacrificio spirituale dell’uomo trova qui la sua formulazione più chiara di una fede viva. Invitati ogni giorno ad offrirci al Signore nel compiere la sua volontà quale prolungamento del suo sacrificio salvifico.

 

 

 

La via della sofferenza e della croce non sembra appetibile all'uomo, ne per se ne tanto meno si può augurare ad altri, sia pure nemici, così possiamo scorgere dal comportamento di Pietro nei riguardi di Gesù che annuncia ai suoi la sua dipartita da questo mondo. Noi sappiamo che fare memoria della Pasqua è celebrare il mistero della croce, non possiamo dimenticarlo, se vogliamo entrare con Cristo nella vita eterna. Le Scritture ci dicono chiaramente che Dio ha scelto di salvare condividendo in Cristo la debolezza e la miseria dell'uomo. Gesù si presenta così segno visibile della solidarietà di Dio nei nostri confronti; è Lui che prende su di sé i nostri peccati e si sottomette alla sofferenza e alla morte, rinunciando a difendersi davanti all'autorità umana che lo vuole giudicare. Ricordiamo come prima di iniziare la sua predicazione si era sottomesso a Giovanni nel Giordano, sebbene fosse senza peccato; e anche al demonio nel deserto dove gli proponeva una strada di felicità e di onori, ma la sua risposta dimostrò fedeltà e obbedienza alla volontà del Padre. Gesù si dimostra ora severo con Pietro che non vuol capire il grande dono dell'offerta di sè alla morte, in quanto anche lui gli ripropone la strada facile del demonio, la strada delle attese umane, che non sono nel progetto di Dio. Gesù appare sempre più il servo sofferente, il servo obbediente, ma c'è anche la richiesta implicita che il discepolo debba conformarsi e seguire il Maestro e Signore. * chi vuol essere mio discepolo, rinneghi se stesso. La prima lettura ci presenta Geremia che lasciando il pensiero del mondo e abbracciando il progetto di Dio si vede emarginato e perseguitato dal suo popolo, rimanendo però sempre fedele al Signore, per questo ne esce rafforzato nella sua vocazione.

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