Tempo Ordinario - XXXII Domenica (Matteo) - A

Continuamente invitati a vegliare - Andate incontro allo sposo

Sap 6,13-17/Sal 62 / 1Ts 4,13-18 / Matteo 25,1-13 -

Un'altra parabola significativa ci presenta la pagina evangelica per invitarci alla vigilanza. Vengono presentate dieci ragazze in attesa delle nozze, alcune di loro hanno provveduto al necessario per affrontare le difficoltà della vita, mentre le altre si sono esonerate dai compiti necessari per affrontare le problematiche che la vita presenta. Ora quelle che erano pronte con il bagaglio adatto sono entrate alla festa, le ritardatarie invece sono rimaste fuori e sono state respinte quando hanno osato bussare alla porta. Per entrare alla festa, non è sufficiente la sola preghiera; per vivere la vita è richiesta la coerenza e tanta fede. L'attesa non deve mai spaventare, è tempo propizio per conoscersi meglio e provvedere il necessario che ancora manca per piacere al Signore.


TRACCIA di RIFLESSIONE

– Nel vangelo ritorna molto spesso il tema della vigilanza, è un invito ad essere accorti agli ultimi avvenimenti della nostra vita, alla conclusione del regno di Dio sulla terra con la conseguenza del giudizio al quale dobbiamo sottostare. Vigilare è lottare contro la pigrizia e la negligenza, essere sempre in attesa del nuovo, dello sposo che viene e quindi reagire al male per agire con prudenza per accogliere il nuovo. La prudenza cristiana non si confonde con la furbizia, ma è capacità di prendere sul serio la parola di Dio riguardo il suo ritorno e il suo giudizio. Ogni celebrazione eucaristica è un’attesa che il Signore torni. “Ecco lo sposo, andategli incontro”. La pagina evangelica è un invito ad incontrare il Signore, a partecipare al banchetto di nozze che lui prepara, a far festa con lui, ad entrare nella vita nuova, dove la festa non finirà mai. Bisogna vigilare nell’attesa di Cristo; bisogna non lasciarsi sorprendere sprovveduti dell’olio nella lampada, cioè della fede e della carità, cosi che quando egli viene possiamo partecipare al suo convito, l’immagine del convito di comunione e gioiosa intimità con il Signore. Non dobbiamo cedere alla tentazione della stanchezza, del rimandare al domani, del calcolo imprudente e insipiente sul tempo che ci resta da vivere. Dobbiamo essere pronti adesso. Non con angoscia, ma con trepida e sveglia serenità.

Nella prima lettura ci viene suggerito che: “la sapienza è trovata da chiunque la cerca”. L’uomo saggio si nutre di sapienza ed è capace di allontanarsi dal male. In questa lettura la sapienza è personificata, il Cristo sarà tra noi la sapienza in persona.

Nella seconda lettura l’apostolo Paolo ci invita alla vigilanza nell’attesa del ritorno del Signore, conferma inoltre che tutti saremo radunati per mezzo di Gesù a lode di Dio padre. “quelli che sono morti, Dio li raduna per mezzo di Gesù insieme con lui”. Anche se la venuta del Signore ritarda, è certo che verrà, e l’incontro non sarà terrificante ma arrecherà consolazione, la speranza che noi abbiamo nella risurrezione è motivo di gioia che manca ai pagani.  

 

 

La Sapienza è la Parola di Dio, la sua legge, il suo spirito, la sua luce. Essa va in cerca dell'uomo, ma bisogna amarla e desiderarla per possederla. E' facile da trovarsi ci dice la prima lettura, perchè è Dio che ne fa dono ad ogni uomo, ma occorre esserne anche degni. Anche il salmo fa sentire questa esigenza dicendola sete del Signore e delle sue cose, la Sapienza, chi la possiede non avrà più sete: sorgenti d'acqua viva sgorgheranno in lui. L'apostolo nella seconda lettura vuole aiutarci ad entrare nel mistero del dopo morte per non affligerci inutilmente e ci ricorda che Gesù è morto e risuscitato, così coloro che sono morti in Cristo, Dio li risusciterà e li radunerà per mezzo di Gesù insieme con Lui. Ciò che importa è la fede in Cristo risorto, fondamento della speranza. Tutti risorgeremo per rimanere sempre con lui. Ecco la logica per tutti, vivi e defunti. Per raggiungere la vita nuova della risurrezione è importante vigilare nell'attesa di Cristo. Bisogna non lasciarci sorprendere sprovveduti dell'olio per la lampada, cioè delle opere della fede e della carità, in modo che quando lui viene possiamo anche noi trovarci pronti e partecipare al suo convito. La parabola ci presenta due categorie di persone: quelle operose e attente che si procurano del necessario e anche del giusto riposo, ma pronte ad intervenire alla festa, e le altre sprovvedute che pensano soltanto a poltrire e poi invocare aiuto per "entrare alla festa". Il gratuito è già dono di Dio, e tutti ne siamo responsabili, l'uomo è chiamato a far fruttificare ogni dono che riceve per la sua crescita personale e per aiutare la crescita della comunità alla quale si appartiene. Signore, Signore, aprici è il grido delle disperate. Non vi conosco, è la risposta, è importante produrre frutti buoni, e questo solamente rimanendo uniti nel suo nome, per essere riconosciuti.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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