Tempo Ordinario - V Domenica (Marco) - B

Guarì molti che erano afflitti da molte malattie

Gb 7,1-4.6-7 / Sal 146 / 1Cor 9,16-19, 22.23 / Mc. 1,29-39 -

Nel suo pellegrinare Gesù non è mai solo, spesso Pietro lo segue, con suo fratello Andrea e i due figli di Zebedeo. Dopo aver compiuto quel segno di guarigione nella Sinagoga, si recano nella casa di Pietro per un pò di riposo, ma la suocera è malata. Informano Gesù di questa situazione, Lui si avvicina al letto la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò subito tanto che si senti in dovere di mettersi al loro servizio. Tramontato il sole, molti vengono a sapere che si trovava in casa di Pietro e gli portano malati e indemoniati, e Lui ne guarisce molti, non permettendo però ai demoni di dire apertamente chi era Lui, in quanto non era ancora giunto il Suo momento. Il giorno seguente, di buon mattino si allontana per la preghiera, e i Suoi gli dicono: "tutti ti cercano", e Lui,"andiamo a predicare altrove". La parola di salvezza non poteva rimanere ferma in quel luogo.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

Non siamo degli estranei per Dio, ma siamo la sua famiglia sulla quale veglia il suo grande amore. Abbiamo sempre bisogno di riaccendere questa certezza, avvolti come siamo da un’infinità di ansie, da ricorrenti motivi di timore, da tentazioni e da sofferenze. E’ vero che la fede non li dissolve come d’incanto; li lascia ancora, tuttavia dalla fede attingiamo la forza per non perdere la speranza, aspettando nella fiducia la liberazione, per accettare le prove in comunione con la passione redentrice del Cristo e rendere viva l’attesa della vita eterna. Dio si accosta alla nostra sofferenza e ci unisce alla Pasqua del Figlio. Chiediamo l’aiuto ai fratelli, ma non dimentichiamo che la preghiera è fondamento della grazia che viene solo da Dio.

1 lettura: “notti di dolore mi sono state assegnate”. Condividiamo le parole di Giobbe, cioè la sua esperienza di quanto la vita dell’uomo sia fuggevole e piena di tribolazione. Ciò non ci deve rattristare ma renderci più prudenti. Noi abbiamo la speranza della vita eterna, sconosciuta a Giobbe: è vero che la vita è un soffio se la pensiamo senza Cristo, ma se è con lui, abbiamo lo Spirito Santo, soffio di vita immortale, grazie al quale risorgeremo. Quindi noi rivedremo il bene, anzi noi vedremo il Bene più grande.

2 lettura: “guai a me se non predicassi il Vangelo”. La ragione assoluta di Paolo è l’annuncio del Vangelo, cioè di Gesù salvatore. E’ un incarico che ha ricevuto e quindi deve svolgere. La comunità dovrebbe provvederlo per il suo servizio, ma lui vi rinuncia e si propone lui stesso al servizio di tutti. E’ un programma anche per noi: sentire il desiderio di proclamare la parola, di evangelizzare con parole e con le opere; l’altro è farsi tutto a tutti, con semplice premurosità, donata con sincerità e discrezione.

Vangelo “Guarì molti afflitti da malattie”. In questo brano troviamo un riassunto di quello che compie Gesù nella sua vita pubblica: compie miracoli, scaccia i demoni, prega e annuncia il Vangelo. Con il suo annuncio e la sua presenza è entrato nel mondo il regno di Dio, cioè è donata la grazia, irrompe il nuovo mondo, redento dal peccato. Il cristiano, ascolta la parola di Dio, si lascia liberare da Cristo nell’intimo del Cuore, tanto spesso complice del peccato. Il cristiano che prega, ad imitazione di Gesù, sebbene uomo diventa figlio di Dio.

 

Sono tre le scene che oggi l'evangelista ci presenta in questo tratto del Vangelo, dopo la scacciata dell'indemoniato nella sinagoga: a - la guarigione della suocera di Pietro.
b - la guarigione di molti ammalati e indemoniati. c - la preghiera solitaria di Gesù, e la volontà di predicare altrove.
L'iniziativa è sempre di Gesù, guarisce e predica, di conseguenza tutti gli altri si muovono verso di lui. Il male non ha l'ultima parola, (già lo diceva Giobbe) tanto è vero che la suocera guarita dalla febbre si mette subito a servire il Signore e i suoi discepoli. Già nel deserto, quando si trovava in preghiera e penitenza, gli angeli lo servivano. Le donne che lo seguivano nella sua missione, lo servivano. Nel suo Vangelo spesso leggiamo che chi vuol essere grande si faccia servitore di tutti, e chi vuol essere il primo sarà ugualmente servo di tutti. Di se dice che: il Figlio dell'uomo è venuto per servire e dare la sua vita in riscatto per molti. Possiamo capire allora che chi vive la vita di Dio, è servitore di tutti, così sarà per ogni discepolo del Signore. Gesù viene giudicato per il bene che compie e il suo comportamento spontaneo, lui infatti non aspetta che finisca il sabato se deve fare del bene o guarire gl ammalati, Lui ovunque si trova e secondo la necessità del momento compie segni prodigiosi e guarisce a dispetto quasi degli scribi e dei farisei, tanto è vero che il popolo, terminata la festa presenta ancora i propri malati perchè li guarisca. La preghiera per Gesù è il vero motivo della vita, è un ricaricarsi dell'amore di Dio, per compiere con fedeltà la missione affidatagli dal Padre.

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