Tempo Ordinario - XIV Domenica (Marco) - B

Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà

Ez 2,2-5/Sal 122/ 2Cor 12,7-10/ Mc. 6,1-6 -

Spesso e volentieri Gesù si ferma nella sua terra per insegnare, e capita sempre di sabato quando la gente si reca alla Sinagoga. Molti si stupiscono del Suo insegnamento e si chiedono da dove venga tutta quella scienza e si meraviglia anche per le guarigioni che opera. La meraviglia è grande anche perchè conoscono la Sua provenienza; nessuno possiede quelle capacità intellettuali e la capacità di guarire. Ma era meraviglia che diceva rifiuto perchè pensavano che si facesse beffa di loro. Gesù conoscendo il loro pensiero disse:"nessun profeta è bene accetto in casa sua". In quel luogo però non poté fare molti miracoli perchè non credevano che Lui fosse il Messia, mandato a salvare.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

 

Spesse volte nella preghiera noi chiediamo al Signore una rinnovata gioia pasquale. Questa gioia si rinnova nella grazia che è propria della domenica, la Pasqua settimanale. La condizione di questa gioia deve però essere chiara: per gustarla a pieno, dobbiamo essere “liberi dall’oppressione della colpa”, dal peccato che ci chiude in noi e ci rende sempre più poveri. Il giogo soave della croce è diverso, ci sgombra il cuore, ci rende poveri, liberi ed esultanti come Cristo nella sua umiliazione, ci rende disponibili, perché più attaccati a noi stessi e pronti a portare ovunque parole di amore e di pace, perché il Vangelo è annunzio ed esperienza di gioia pasquale.

1 Lettura: Nella lettura troviamo quanto sia difficile la missione del profeta. Infatti intorno a se trova spesso non cuori aperti all’ascolto della parola, ma una squadra di ribelli, dai cuori induriti. Dio non cessa di far sentire la sua voce: egli è fedele; è la nostra infedeltà fi figli “lontani” che ci deve far temere. Non possiamo trascurare ne tanto meno rigettare la parola di Dio. La vicinanza al Vangelo in tal caso, invece di essere redenzione, diventa una condanna.

2 Lettura: In questa lettura leggiamo come una grave sofferenza tocca il cuore dell’apostolo, sono le gravi difficoltà e gli ostacoli che si presentano nell’annuncio del Vangelo, sono le sue sconfitte e umiliazioni. Ma l’apostolo non si lascia scoraggiare, se i sente debole sa che la grazia di Cristo rivelerà maggiormente la sua forza. L’importante è accettare le contrarietà nel nome di Cristo, perché tutto si trasformerà in fortezza i Cristo. Per noi è fondamentale legarci a Dio con assoluta confidenza, perché lui riesce sempre. E’ la riuscita della fede.

Vangelo – L’incredulità è il grande ostacolo alla salvezza, e quindi all’efficacia della presenza e dell’opera di Cristo. Il miracolo non si ha se non c’è vera fede. Nell’incredulità di paesani di Gesù è annunciata la obiezione i tutti coloro che non vorranno accoglierlo, perché si presenta umilmente e senza premesse di prestigio, ne preavviso di gloria. Credere è accettare la identità di Gesù nonostante l’apparenza umana. Non dobbiamo essere noi a porre le condizioni a Dio e al suo progetto, chi vincerà sarà la passione e la croce, il grande scandalo. Ma se non accetteremo questo modo e tile voluto dal Padre, noi non ci salveremo.    

 

Gesù, operatore di prodigi e trascinatore di folle, ritorna nella sua terra, non trova però quell'accoglienza favorevole, possiamo dire anzi un grande insuccesso. Così scrive Giovanni nel suo Vangelo (1,11) "venuto tra la sua gente e i suoi non lo hanno accolto". L'evangelista Marco aggiunge "e si scandalizzavano di Lui" per descrivere i sentimenti contrastanti che si agitavano nel cuore dei Nazaretani, e questo perchè il suo modo di agire non corrispondeva al pensiero del popolo, era un Messia troppo umile e di natali umilissimi, anche se rimangono a loro volta meravigliati del suo insegnamento e dei segni che faceva. "E che sapienza è mai questa che gli è stata data?". Il fatto dell'Incarnazione, questo entrare del divino nella storia umana che ha sempre sconcertato. Questo scandalo si perpetua nel mistero della Chiesa, realtà umana - divina che prolunga nei secoli il mistero di Cristo uomo - Dio. quindi per i suoi cittadini era difficile credere alla sua origine divina, perchè sapevano tutto di lui e lo vedevano come uno di loro, uno che apparteneva al loro mondo. Così come ancora oggi è difficile credere alla Chiesa, quale prolungamento di Cristo, cioè come possa la Chiesa continuare la sua missione per compiere l'opera salvifica. L'aspetto umano e visibile della Chiesa, fa scandalo, perchè segnato dal limite e dalla fragilità, come ogni realtà umana. L'apostolo Paolo ci aiuta a capire questo "scandalo" provocato dall'umiltà del Cristo e dalla fragilità della Chiesa come suo corpo mistico, mediatrice di salvezza. Anche lui infatti ha vissuto lo scandalo del Cristo in modo drammatico come Messia e Figlio di Dio. Lui, il convertito, afferrato dal Cristo si sente chiamato al ministero, per questo motivo ha avuto visioni e rivelazioni, ma incontra sempre ostilità, constata la sua debolezza e la sua inadeguatezza al compito affidatogli come una "spina" che lo umilia e gli impedisce l'apostolato. Ma accoglie questa sua situazione fino a vantarsi delle sue debolezze, per far posto alla potenza di Cristo. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole e fragile e stolto per confondere i sapienti, i potenti, non scoraggiamoci per le debolezze della Chiesa (quindi nostre) e tanto meno dei suoi ministri, ma fidiamoci unicamente di Dio.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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