Tempo Ordinario - XVIII Domenica (Giovanni) - B

Chi viene a me non avrà più fame...-

Es 16,2-4/Sal 77 /Ef 4,17.20-24 / Gv. 6,24-35

Dopo che Gesù si è allontanato segretamente,la folla si meraviglia di essere rimasta sola in quel luogo,mancano anche i discepoli del Signore e si sentono abbamdonati. Lo cercano e Lo raggiungono ma Gesù fa loro osservare che Lo cercano solo perchè li ha sfamati. Insegna loro che è più importante cercare il pane che sfama veramente,parla loro del Vangelo. Allora domandano cosa devono fare per compiere le opere di Dio,e Gesù risponde che devono credere in Lui. Gli chiedono però ancora un segno,per credere,come Mosè nel deserto lo è stato per i loro padri. Gesù risponde che solo il Padre può dare il vero pane che discende dal cielo e he darà la vita in sacrificio per la salvezza del mondo. "Dacci questo pane" è la loro domanda. Gesù dice:"io sono il pane,chi mangia di me non avrà più fame".

TRACCIA di RIFLESSIONE: 

Un buon cristiano e figlio del Padre non si accontenta di offrire al Signore il sacrificio della croce, cioè Gesù, ma è chiamato ad entrare realmente a far parte di quella offerta. L’eucarestia di per se deve trasformare in offerta perenne tutta la nostra vita.

E’ questo ciò che deve manifestare il segno del sacrifico di Cristo, ora diventato nostro sacrificio. Ogni manifestazione della nostra esistenza deve portare le impronte della carità di Cristo, così il lavoro e ogni attività quotidiana, svolti sempre con spirito di carità e fraternità verso i pù disagiati a imitazione di Cristo, con un impegno di dialogo verso tutti gli uomini.

1 Lettura: in questa lettura leggiamo come Dio non abbandona il suo popolo, Israele, dopo la liberazione, durante tutto il cammino nel deserto. Dà il pane dal cielo a un popolo che si lamenta ed è tentato continuamente dalla nostalgia dei giorni della schiavitù sazia di carne e di pane. Il Signore ricorda che è l’unico Dio che salva e che conduce quel popolo secondo il suo disegno. Ma quel pane era pur sempre una prefigurazione, un indice di ciò che sarebbe stato donato più tardi, quando dal ielo Dio avrebbe inviato il Pane ivo, cioè lo stesso suo Figlio.

2 Lettura: in questa lettura troviamo ome colui che ha fatto esperienza di Cristo non può continuare a condurre una vita di debolezza e di peccato, perché dice Paolo, ha deposto l’uomo vecchio, quello che si faceva complice delle passioni ingannatrici e del peccato. Ora deve presentarsi rinnovato nell’intimo, come una nuova creatura, conforme a gesù: essere cioè giusto e santo, perhè in lui vive lo Spirito Santo. Il discepolo del Signore è un nuovo di rottura, di separazione, ch inizia qualche cosa di nuovo e sorprende il mondo.

Vangelo – Gesù dichiara che il pane dato da Mosè non era quello vero; quello vero è il pane di Dio: coè la sua persona, non una cosa he si consuma; è “colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”, il Figlio, che per il mondo si dona in sacrificio. Gesù è pane che non perisce e che preserva dal deperimento, che “dura per la vita eterna”. Così, colui che crede, lo riceve e se ne appropria. Unica e vera condizione per la comunione è la fede.

 

 

Il pane dato da Mosè al popolo del deserto, non era vero pane; quello vero è il pane dato da Dio stesso: è la sua persona, non una cosa qualsiasi che si consuma; è "colui che discende dal cielo e dà la vita almondo", il Figlio di Dio che si dona in sacrificio per salvare il mondo. "Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna". L'evangelista i presenta la folla alla ricerca di Gesù, quella stessa che voleva farlo re. Ma Gesù si era allontanato sul monte in preghiera e nella notte aveva raggiunto i suoi discepoli sulle acque. Non risponde alla domanda: "Rabbi, quando sei venuto Qui?". La folla non scorge nel miracolo il segno profondo, lo cercano solo perchè distribuisce pane per sfamarli. Chiedono pertanto cosa devono fare per rimanere con lui, risponde che è importante "credere in Colui che Dio ha mandato". Il segno del Messia, dovrebbe essere secondo quella folla uguale al comportamento di Mosè nel deserto. Quindi chiedono ancora segni per poter credere. Gesù ricorda ancora che nel deserto non fu Mosè a sfamare quel popolo, ma Dio stesso nella sua bontà. dice infatti: il Padre mio vi da il pane disceso dal cielo per rivelare tutta la verità ed è Colui che da la vita al mondo. "Dacci sempre di questo pane" chiedono, sembra ora che abbiano capito, ma vogliono anche il pane materiale. C'è bisogno di una nuova spiegazione, e Gesù dice che il pane che dona Dio non nutre il corpo, ma è un pane spirituale che nutre l'anima e che è presente nella sua persona, nel suo insegnamento. Qui il discorso si fa più difficile. "Io sono il pane della vita" bisogna quindi andare a Lui, cioè credere alla sua parola. Scendendo dal mondo di Dio, Gesù porta la vita di Dio agli uomini. Come con l'incarnazione Gesù è venuto all'uomo, così l'uomo con la fede viene a Gesù. Ora tocca a noi provvederci il pane che sfama e dona la vita e non perisce, col credere profondamente in Gesù, l'inviato di Dio e seguire i suoi insegnamenti.

DAVANTI A TE, SIGNORE
DAVANTI A TE, SIGNORE

OROSCOPO di vita Scout

  clicca l'icona!!!!!!!!!!!!!!

Oroscopo di Vita Scout.pps
Presentazione Microsoft Power Point 5.8 MB

W gli Scouts

Nel bosco c'è

la luce

per un buon cammino..