Tempo Ordinario - XX Domenica (Giovanni) - B

La mia carne è vero cibo, ilmio sangue vera bevanda -

Pr 9,1-6 /Sal 33 / Ef 5,15-20 /Gv. 6,51-58

Il discorso sul pane della vita è di difficile comprensione,lo dicono chiaramente i discepoli che hanno ascoltato Gesù,Lui se ne è accorto dal comportamento dei Suoi. L'odierna celebrazione insiste su questo argomento di fondamentale importanza. Se vogliamo la Vita,dobbiamo a tutti i costi mangiare di quel pane,mangiare cioè il Corpo di Cristo:quel pane e quel vino consacrato. Nel ricevere quei doni particolari,dobbiamo credere pienamente alla Sua parola. Questo nutrimento è garanzia per risorgere nell'ultimo giorno, perchè ciò che riceviamo è vero cibo e vera bevanda. Questo cibo è dono del Padre,che ci dà il suo Figlio,Lui morendo sulla croce per la nostra salvezza,ci permette di non morire nel deserto della vita. Con la forza del sacramento, possiamo camminare, anche se a volte zoppi,verso la pienezza della vita.

TRACCIA di RIFLESSIONE:

In ogni celebrazione noi accogliamo nelle nostra vita non dei doni di Dio, ma lui stesso, personalmente, poiché l’eucarestia è la presenza del Corpo e del Sangue del Signore. Non c’è paragone tra la nostra offerta e quello che in cambio ci viene donato anche se il pane e il vino sono pur sempre grazie divine. E’ per il misterioso incontro tra la nostra povertà e la grandezza di Dio, per questo privilegio di diventare suoi “amici e commensali”, che non deve mancare il tono festoso nella comunità. Non è gioia incosciente e superficiale, perché la Chiesa canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale, proclamando la certezza di partecipare al festoso banchetto del regno. Gioia che chiede testimonianza di parole e di opere e una grande vigilanza per non ripetere il rifiuto, con il peccato, della verità e della grazia.

1 Lettura: La Sapienza ci invita al proprio banchetto, siamo stolti, ma ci offre l’acquisto dell’intelligenza, la comprensione cioè e l’esperienza della legge di Dio che è partecipazione alla sua luce, alla sua parola. Questa parola si farà un giorno carne, e ci inviterà al suo convito. Siamo invitati ad accogliere ora attraverso la comunione eucaristica, convito della vera sapienza.

2 Lettura: anche in questa lettura Paolo ci esorta ad essere uomini saggi, a fuggire la stoltezza, a comprendere e a mettere in pratica la volontà di Dio. Il sapiente è colui che si inebria del vino dello Sp. Santo, che è amore, che muove il cuore al canto, alla preghiere e al ringraziamento. Tra i sette doni dello Spi. Santo che il cristiano riceve c’è infatti la sapienza, che è il gusto delle cose di Dio, la gioia quasi di assaporarlo. Tutti coloro che accostano un cristiano dovrebbero sentire che la sua sensibilità, la sua valutazione e i suoi gusti sono diversi da quelli del mondo.

Vangelo – Le parole di Gesù, che ci si presentano difficili da capire, in realtà sono ben chiare e precise: siamo invitati a mangiare la sua carne e bere il suo sangue, perché solo osì si trova la vita eterna, la risurrezione e l’intimità con lui. Questa manducazione avviene on la fede e la partecipazione all’eucarestia, nel ricevere il pane consacrato. L’eucarestia è la sorgente della vita della Chiesa, è il germe della risurrezione. A questo banchetto è soddisfatto l’invito della Sapienza di ui parlavano i Profeti nella prima lettura.


Nel brano evangelico di domenica scorsa i Giudei mormoravano percgè Gesù aveva affermato di essere il pane della vita, disceso dal cielo, contestando così la sua origine divina. Gesù replica che non solo è disceso dal cielo, di essere stato mandato e di aver visto il volto del Padre, ma di essere proprio Lui il pane - vivo - che dà la vita eterna; e che avrebbe dato la sua carne per la vita del mondo. Ciò richiede di credere in Lui e di fidarsi pienamente di Lui. In questo brano appena ascoltato, i Giudei si chiedono come può costui darci la sua carne da mangiare? Gesù cambia atteggiamento, ora non discute puù e procede con le sue sbalorditive affermazioni. "la mia carne è vero cibo" Ora nel linguaggio ebraico -carne e sangue- significano l'intera persona. Così nell'Eucarestia Gesù si dona realmente, certamente anche misteriosamente- nella pienezza della sua umanità e divinità, si dona perchè ci nutriamo e viviamo di Lui. Questo nutrirci di Lui indica una comunione di vita, un'unione vitale già ora. ""Chi mangia la mia carne dimora in me e io in lui" La comunione eucaristica dona al credente la capacità di sconfiggere la morte, procurando la vita eterna. Inoltre è garanzia di risurrezione del corpo. "...e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". San Paolo (Cor 10,17) dice: "Poichè c'è un solo pane noi pur essendo molti siamo un corpo solo: tutti partecipiamo dell'unico pane" La comunione con Gesù realizza (attraverso l'Eucarestia) la comunione di fede e di amore tra i suoi discepoli. Nutrirsi dell'Eucarestia è condizione essenziale di vita o di morte. Per questo è importante accostarsi con le dovute disposizioni d'animo -non con leggerezza o per abitudine, ne con superficialità, ma con fede e grande fervore. Ancora san Paolo ci suggerisce "Vigilate attentamente sulla vostra condotta" - "Comportatevi non da stolti ma da saggi" - "Sappiate comprendere la volontà di Dio" Ogni incontro con Gesù nell'Eucarestia deve avere un clima di gioia, di festa e di ringraziamento, è sempre un accogliere l'Emmanuele, il Dio con noi.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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