Tempo Ordinario - XXX Domenica (Marco) - B

Maestro,che io riabbia la vista. -

Ger 31,79/Sal 125/ Eb 5,1-6/ Mc. 10,46-52

La salute del corpo è un grande dono che ci permette ogni attività. Così la salute dell'anima è il respiro della stessa vita dell'uomo. C'era un cieco,Bartìmeo,figlio di Tìmeo;dei poveri del Vangelo,noi sappiamo sempre il nome,ciò vuol dire che Dio li conosce e ha cura di loro. Abbiamo conosciuto il nome del povero Lazzaro ma è rimasto nascosto il nome del ricco epulone. Il cieco di questo brano del Vangelo chiede aiuto a Gesù,a gran voce;viene zittito. Gesù lo chiama a sè,quando gli è vicino chiede cosa voglia,e la risposta è:"che io riabbia la vista". In questa domanda c'è la certezza di ottenere ciò che viene chiesto,Gesù soddisfa alla richiesta e Bartìmeo ci vede. La riconoscenza è tanta,e Bartìmeo può seguire il Maestro. Ci rendiamo conto che la vera Fede ottiene tutto.
TRACCIA di RIFLESSIONE: -

L’eucarestia è il sacramento della nostra fede e solo la fede ci avvicina al banchetto eucaristico e ci dà la certezza che in esso troviamo il Corpo e il Sangue del Signore. E’ una fede radicata sulle parole e sulla assicurazione di Gesù che ci ha dato se stesso, nell’ultima cena, nei segni del pane e del vino. L’eucarestia è il sacrificio offerto da Gesù, il sacerdote giusto e misericordioso, troviamo in lui la tenerezza del Padre e la grazia di un cuore capace di amare secondo lo spirito di Cristo; motivo della nostra confidenza nella misericordia senza la fede la comunione eucaristica perderebbe ogni valore.

1 Lettura: il profeta annuncia il ritorno degli esuli, di quel resto che Dio ha salvato. Si rinnova l’esodo con i suoi miracoli. La ragione di tutto questo sta nell’amore di Dio: “Io sono un padre per Israele”. Dio è Padre: dall’eternità genera il Figlio, apparso tra noi come uomo per rivelare la paternità divina e renderci partecipi della sua figliolanza con il dono dello Sp. Santo. Non siamo degli estranei se lo invochiamo: Padre nostro. Una provvidenza di padre ci segue e una casa ci attende, quella del Padre.

2 Lettura: Cristo ci viene presentato quale nostro sommo sacerdote, scelto e inviato dal Padre ad offrirsi in sacrificio, per i nostri peccati, sulla croce, con un’immolazione unica e valida per tutti e per sempre. Ma Gesù è uomo, Figlio di Dio, “preso fra gli uomini”, per cui sente compassione per la nostra debolezza. Da questa compassione e dell’infinito valore del sacrificio della croce deriva la nostra confidenza.

Vangelo – Grazie alla sua grande fede il cieco è guarito, c’è chi vuol far tacere le sue grida di implorazione, ma Gesù lo chiama, e non solo gli dona la luce degli occhi, ma anche gli illumina il cammino per seguirlo, così il cieco lo segue per la nuova strada. Cristo è la via del nuovo esodo. Andando dietro a lui si rinnova la liberazione e si ripetono i miracoli, che toccano il cuore attraverso il corpo. 

 

 

Dalla 1a lettura - Il linguaggio di Geremia si tinge di folclore quando ha la possibilità di annunciare al suo popolo la restaurazione. E' Dio che si manifesta a loro come già sul Sinai, allora il popolo conoscerà e sperimenterà l'amore e la gratuità divina, perchè l'amore di Dio è eterno e non conosce interruzioni. L'iniziativa è sempre di Dio, è Lui sempre pronto ad amare, anche quando l'uomo non si rende conto di questo amore e di questa presenza. In questo pellegrinaggio del ritorno, nessuno sarà dimenticato, anche gli impediti ritorneranno, non ci saranno più le lacrime come quando andavano in esilio, ma torneranno consolati, protetti e gioiosi verso il loro Dio, che sarà per loro un vero padre ed essi saranno la predilezione dell'amore paterno.- Alla disgrazia di questo cieco soccorso da Gesù sulla via di Gerico, dobbiamo riconoscere tre meriti. * quello di credere nel Messia, infatti grida:"Gesù, figlio di Davide..." e la risposta di Gesù:"la tua fede ti ha salvato" * quello di gridare e implorare "abbi pietà di me" senza vergognarsi dei presenti. * in ultimo quello di mettersi alla sequela di Cristo subito dopo la guarigione, diventando così un suo discepolo. Secondo tre evangelisti, questo sembra che sia l'ultimo miracolo compiuto da Gesù prima della passione, con questo infatti Gesù ha voluto premiare la fede del cieco Bartimeo, dimostrando fino all'ultimo la sua bontà con un gesto della sua onnipotenza. Ma con questo dare luce agli occhi, Gesù vuole dirci:"Io sono la luce del mondo". Certamente il ridare la vista al cieco, ci fa ancora capire che lo scopo della sua venuta è quello di essere luce per le anime, cioè indicare la via della salvezza e la verità da accogliere, in modo che ogni uomo possa partecipare dei segreti della vita intima di Dio e anche dei suoi progetti. "Chi segue me non cammina nelle tenebre" senza la sua presenza e senza la sua parola salvifica, l'uomo brancola nelle tenebre e nella confusione e la sua vita non ha significato, perchè dunque vivere? La richiesta del cieco per riavere la vista dovrebbe essere la nostra richiesta quotidiana per vedere sempre meglio senza lasciarci sviare dalla retta via. Il chiedere la luce della fede e nella sua parola è grazia per non trovarci come tante persone illuse, smarrite e senza alcun punto di riferimento. Nella liturgia della luce che la chiesa celebra la notte di Pasqua, noi cantiamo per tre volte dicendo: Cristo, luce del mondo. Ma anche il Maestro ci dice che noi, con lui, siamo "luce del mondo" in quanto la nostra luce deve risplendere perchè gli uomini vedano le nostre opere buone. Abbiamo visto che Bartimeo dopo la guarigione si è fatto discepolo, certamente noi non possiamo tradire l'amore di Cristo per noi.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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