Tempo Ordinario - XII Domenica (Luca) - C

Tu sei il Cristo di Dio

Zc 12,10-11/Sal 62/Gal 3,26-29/ Lc. 9,18-24

Gesù passa volentieri il suo tempo in preghiera, e un giorno domanda ai suoi discepoli che lo seguivano: "chi sono io per la gente?" Dalla risposta dei suoi si capisce bene che la gente non lo conosce ancora, infatti dicono: che sia Giovanni, risuscitato, chi Elia o un altro degli antichi profeti. L'incertezza presso il popolo è grande, allora domanda loro: "per voi chi sono io?" Risponde prontamente Pietro: "il Cristo di Dio" La risposta è vera, ma è suggerita dal cielo. Gesù dice loro che dovrà molto soffrire, essere allontanato dai sommi sacerdoti, essere messo a morte, e risorgere il terzo giorno. Poi invita i suoi a seguirlo, rinunciando a tutto, a perdere il proprio io e tutte le cose care, prendere ogni giorno la croce e seguirlo per essere salvi. TRACCIA di RIFLESSIONE –

 

Gesù non accetta di essere quello che pensano i suoi connazionali, sarà quello che il Padre vuole che egli sia, la vera immagine di Dio e la vera immagine dell’uomo, il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo. Gesù sa che la fedeltà a questa decisione, di attuare il piano del Padre, in un mondo dominato dal peccato, gli procurerà molta sofferenza, il rifiuto da parte del potere (anziani, sommi sacerdoti e scribi) e in ultimo una morte violenta. Accetta liberamente questa conseguenza della sua decisione per non andare contro l’amore fedele al Padre e all’uomo. Possiamo capire il dramma di coscienza di Cristo: lui si incarica di adempiere una vocazione messianica, intende portarla a termine nella dolcezza e on mezzi poveri, vede che non potrà condurre a buon termine la sua opera perché verrà la morte prima della sua realizzazione. Senza dubbio Dio vuole che sia al di là della morte che Gesù compia la sua missione. Ma Dio non lo lascerà alla morte. Questa infatti ha due facce: da una parte rivela la potenza del peccato e dall’altra la potenza dell’amore più forte della morte. Ma la morte del Cristo, in quanto atto di amore assoluto, è insieme la rivelazione i Dio all’uomo e dell’uomo a se stesso.

1 Lettura: Un misterioso tragitto, un figlio primogenito, he appare come vittima, diviene motivo di pentimento e di salvezza, mentre viene effuso lo Spirito, che è l’indice dei tempi del Messia. Ora sappiamo che è quel trafitto dal quale viene lo Spirito che trasforma il cuore e lo rigenera. E’ il crocifisso, dinanzi al quale avviene la conversione. Oggi il senso del peccato è scaduto, è importante riaverlo, occorre riandare a Colui che per il peccato è morto e on la sua morte ha meritato lo Spirito che riconcilia.

2 Lettura: Chi crede diviene figlio di Dio, credere è affidarsi a Dio. Per questa confidenza agisce la grazia che ci rende figli. Il rito battesimale è semplice, ma quello he ottiene è grandioso. Dal gesto del lavacro, con la fede, passa in noi la vita di Dio che i assimila a lui e i rende sua immagine. Figli di Dio e fratelli tra di noi, per questo ogni divisione deve scomparire.

Vangelo – Gesù compie un sondaggio, ma i risultati non sono entusiasmanti. Anche noi spesso ci affidiamo ai sondaggi. La gente non è riuscita a capire il mistero di Cristo. Solo Pietro dice che Gesù è “ Cristo di Dio “, ma è guidato dallo Spirito. Solo il Padre può rivelare il mistero. Davanti al Figlio il mistero si apre alla passione, morte e poi la risurrezione. E’ il mistero della salvezza che si compie sulla croce e che l’uomo non capisce. 

 

L'antico profeta annunzia a Israele che Dio consolerà e salverà il suo popolo afflitto dopo che avrà riconosciuto colui che ha trafitto. Nel quarto vangelo troviamo il compimento di questa profezia in Cristo, che si è immolato sulla croce (Gv 19,37). Dopo che Pietro, a nome degli apostoli, lo ha riconosciuto come l'inviato da Dio per salvare il suo popolo, Gesù annuncia che egli adempirà la sua missione affrontando una dura Passione prima di trionfare nella Risurrezione. Ora chi crede in lui, dovrà seguirlo sulla stessa via per trovare salvezza. Coloro che accettano un Salvatore crocifisso devono accettare la sua croce nella propria vita, nell'intimo e nelle decisioni che regolano il comportamento esteriore, perchè la fede non è confinata solo nel cuore, ma soprattutto nelle attività del vivere. Il vero cristiano deve sempre rischiare se stesso per non venir mai meno alla imitazione del suo Signore, anzi all'assimilazione a lui. Perdersi affidandosi a se stessi o salvarsi abbandonandosi con fede e fiducia a Cristo è l'inevitabile alternativa evangelica. Tutti i cristiani sono eguali perchè egualmente figli di Dio in Gesù Cristo, sono una cosa sola con lui, nel quale si sono compiute le promesse di salvezza fatte dal Dio ad Abramo, padre di tutti i credenti (così nella seconda lettura). I battezzati si sono rivestiti di Cristo, sono diventati suoi e da lui trasformati a sua immagine.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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