Tempo Ordinario - XXVIII Domenica (Luca) - C

Non si è trovato chi tornasse a rendere grazie...

2Re 5,14-17/Sal 97/2Tm 2,8-13/ Lc. 17,11-19

Nel suo cammino verso Gerusalemme Gesù incontra dieci lebbrosi che chiedono il suo aiuto,e Lui li manda ai sacerdoti perchè attestino la loro guarigione. Nel loro andare si sentono guariti, ma uno solo torna indietro per ringraziarlo. Gesù si domanda se non sono stati guariti tutti, però uno soltanto è tornato a rendere gloria a Dio, e per di più uno straniero. La tua fede ti ha salvato, la fede maturata nell'obbedienza nel presentarsi ai sacerdoti l'ha guarito, ma lui trovandosi sano è tornato a dire subito il suo grazie. Quale fede poteva avere uno straniero che si è trovato insieme nella malattia con coloro che invece erano di casa. Certamente l'obbedienza fa sempre grandi miracoli.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

Il messaggio delle letture non è un semplice insegnamento sul dovere morale della riconoscenza umana. Naaman passa dalla guarigione alla fede nel Dio d’Israele. Il lebbroso guarito del Vangelo torna indietro lodando Dio, perché il miracolo gli ha aperto gli occhi sul significato della missione e della persona del Cristo. Egli rende grazie non tanto perché la sua preghiera è stata esaudita ma perché capisce che Dio è presente e agisce tramite Gesù. Quindi riconosce in Cristo il Salvatore ove Dio opera ed è presente e dona la salute del corpo e la salvezza dell’uomo. Questa è la fede, in Gesù vede manifestarsi la gloria di Dio. Ecco perché Luca conclude: “ Alzati e va, la tua fede ti ha salvato”. Il rendimento di grazie nasce prima di tutto dalla fede e non dalla utilità: è contemplazione dell’amore salvatore di Dio prima che contentezza per la salute riacquistata. Quando i rapporti personali sono basati sull’utile e sul piacere, è bene difficile aprirsi alla contemplazione dell’amore gratuito di Dio. L’uomo deve aprirsi al senso del ricevuto per aprirsi al ringraziamento.

1 Lettura: Grazie alla fede e all’umiltà con cui ascolta l’invito del profeta a bagnarsi nel Giordano, Naaman è guarito. Non ci sono miracoli e condizioni diverse. Il profeta si dimostra distaccato, non accetta doni, perché lui è solo strumento di grazia, chi opera è Dio che importa riconoscere e servire come Signore.

2 Lettura: La sofferenza è parte del ministero dell’evangelizzazione. Tanto è vero che Paolo soffre le catene, ma non si lascia scoraggiare. La parola rimane nella sua efficacia e libertà; questa sua sofferenza è vantaggiosa per i cristiani. La salvezza passa per questa condizione: la perseveranza che conduce a morire on Gesù.

Vangelo – La fede salva il lebbroso riconoscente, tutti sono guariti, ma questi sono occupati a usufruire senza dire grazie della guarigione ricevuta. Per colui che torna indietro a lodare Dio, la guarigione è completa – anima e corpo -. Questo ci insegna a vedere he il più grande dono di Dio è la redenzione dell’anima.

 

 

Non sono stati guariti tutti e dieci? Gesù si dimostra sensibile alle difficoltà dell'uomo, si commuove dove c'è sofferenza e dolore e interviene. Il Vangelo ci presenta la guarigione di dieci lebbrosi, dei quali solo uno ritorna a ringraziare, e per di più era un pagano. Il Maestro si dimostra sempre generoso con i suoi doni, spesso noi però non sappiamo ringraziare. E' una domanda che dobbiamo farci: Troviamo nel messaggio della liturgia odierna he la salvezza è per tutti i popoli, ma essa è efficace solo per chi si apre alla grazia. Nella prima lettura troviamo la guarigione fatta ad un pagano, operata dal profeta Eliseo per comando di Dio, l'ammalato riconosce la presenza di Dio che agisce nella persona del profeta e loda il suo Signore. Dieci sono i guariti dalla lebbra, ma uno solo, e per di più samaritano, ritorna (cammino di conversione e grazia) a dire il suo grazie, questa persona ritenuta indegna e peccatrice per via della malattia e senza fede, ci fa molto pensare: la Scrittura infatti ci suggerisce che la salvezza non ha confini, anzi, spesso trova accoglienza maggiore oltre i confini religiosi che in quelli che professano la fede, e a volte l'uomo vuole impedire questi doni liberi del Signore anche agli estranei. La salvezza, che è poi l'amore di Dio, apre ogni porta, Dio stesso si fa conoscere tramite la forza del suo Spirito. E' la forza della grazia di Dio che conduce l'uomo a sentirsi e vivere da figlio di Dio. Possiamo dire allora che fra quei dieci guariti dalla malattia della lebbra, uno solo si è sentito salvato, amato e accolto come figlio, qui certamente è forte il ruolo della umiltà, che fa capire il dono e la debolezza stessa dell'uomo. Alzati e va', la tua fede ti ha salvato. Quale fede? Riconoscere Cristo, è lui che ha operato, riconoscerlo per quello che è per l'opera stessa. Solo Dio ha spazi per il suo operare, Lui non ha vie prefissate, Lui dona il sua amore disinteressatamente a tutti, soltanto l'uomo può beneficiare di questo dono. La gratitudine è un dovere da manifestare non da pretendere, Dio non pretende riconoscenza, è l'uomo che deve essere tale con il suo agire. Lui conosce la nostra situazione di debolezza, l'uomo non può fingere di non conoscere Dio, con tutta l'esperienza che ha della sua misericordia.

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