Triduo Pasquale - Sabato - Nel silenzio del Sepolcro - (Giovanni)

Oggi è giorno di silenzio e preghiera, Gesù è nel sepolcro in attesa della resurrezione.

Veglia pasquale Gn 1,1.26-31 + Es 14,15.15,1 + Ez 36,16-28

La 1 Lettura: E' tradizione nella Chiesa prepararsi al grande momento della celebrazione pasquale con una veglia di riflessione sulla parola di Dio, solitamente sono sette le letture che precedono la celebrazione della Messa, noi presentiamo solo le tre che sono consigliate.
All'inizio del mondo ogni creatura sorge all'esistenza in forza della Parola di Dio (che poi si farà carne);al vertice di tutto c'è l'uomo che fatto ad immagine e somiglianza di Dio. La vera creazione si manifesta però quando Cristo risorge da morte, solo in Lui è offerto l'esemplare riuscito dell'uomo, destinato ad essere conforme a Lui, grazie al dono dello Spirito.
La 3 Lettura: Israele è condotto fuori dall'Egitto. Non servono le sue forze, ma solo l'intervento di Dio: il mare si divide e lascia passare. Dio conduce la forza, la giudica, condanna il male e l'ostinata opposizione al suo disegno. Conseguenza: la nostra confidenza nella potenza di Dio; il timore di lui se ci ostiniamo nell'orgogliosa prepotenza; l'abbandono alla sua forza quando siamo assaliti dal male (demonio). Opera in noi la vittoria pasquale di Gesù Cristo.
La 7 Lettura: La liberazione di Israele è merito solo di Dio, è segno della sua fedeltà alla promessa, è rivelazione della sua santità, che l'infedeltà del popolo ha disonorato. Ma Israele viene richiamato e ricondotto in patria, non più con le colpe, ma con un cuore puro, distaccato dall'idolatria e inclinato all'amore. La promessa profetica si avvera quando da Cristo, morto e risorto, riceviamo il dono dello Spirito santo, che ci trasformerà.

TRACCIA di RIFLESSIONE:

Gesù che al venerdì è morto sulla croce e al tramonto è stato sepolto nel sepolcro nuovo di Giuseppe di Arimatea, il primo giorno dopo il sabato, risorge da morte. La Veglia pasquale ci aiuta a fissare lo sguardo sul Risorto, solamente da Lui viene a noi la vera Luce che rischiara ogni uomo che viene in questo mondo e il mondo stesso. E' questa la notte in cui il Signore è passato dalla morte alla vita. E' la notte in cui il popolo d'Israele è rimasto illeso dal passaggio dell'angelo sterminatore nella terra d'Egitto. In questa veglia le sette letture ci fanno ripercorrere il grande cammino della salvezza, dall'origine del mondo fino al perdono donatoci dal Figlio di Dio attraverso la sua morte in croce e la sua resurrezione. Nella lettera ai Romani (6,3-11)- lettura della Messa della notte - Paolo ci ricorda che la nostra gioia deve essere prova che nel Battesimo siamo già rinati con Gesù.

Deve riflettersi in noi, nel nostro essere e nella nostra condotta, il mistero della morte e della risurrezione del Signore. Questo avviene quando, in forza del battesimo, viene a morire in noi il peccato; quando viene crocifisso l’uomo connivente con la colpa, “l’uomo vecchio”, come dice Paolo, e così rinnoviamo l’esodo, la liberazione; quando, al suo posto, subentra Cristo, l’uomo nuovo, il risorto, il vivente. “Morti al peccato, viventi per Dio”: ecco chi sono i cristiani. Ecco che cosa vuol dire vivere in grazia di Dio. E’ vero che adesso tutto questo si intravede solo, non appare ancora perfettamente. Ma le nostre azioni devono essere il chiaro segno che in noi già opera Gesù risorto; che la veglia pasquale non è una cerimonia, ma è una esperienza di vita che lascia le sue tracce.

E nel Vangelo (Mt 28,1-10) ci dice che ne la morte, le bende e tanto meno la pietra hanno potuto tenere prigioniero il Signore della vita. Lui è risorto (come aveva detto) per portare a tutti i popoli la salvezza da lungo attesa e promessa. Il vangelo ci presenta la premura delle donne che dopo il sabato vanno al sepolcro per terminare la sepoltura con gli unguenti, ma non lo trovano. Un terremoto le spaventa, ma un angelo le rassicura e affida loro il messaggio da portare agli apostoli. Le invita a entrare nel sepolcro e lo trovano vuoto, nel frattempo il Signore si manifesta e loro lo adorano. Ora questo annuncio è affidato a ciascuno di noi, attraverso la nostra vita e al nostro amore per Cristo. I riti del fuoco nuovo, della nuova luce, dell'accensione del cero pasquale e dell'acqua benedetta ci fanno gustare la novità della Pasqua che è invito a rivestirci di Cristo e del suo messaggio di amore. Dopo il lungo cammino quaresimale che ci ha condotti attraverso la preghiera, il digiuno e la carità, la Veglia pasquale diventa la porta che immette nella nuova luce della vera vita, che è Cristo.

 

La 1 Lettura: (Gen. 1,1-2,2) E' tradizione nella Chiesa prepararsi al grande momento della celebrazione pasquale con una veglia di riflessione sulla parola di Dio, solitamente sono sette le letture che precedono la celebrazione della Messa, noi presentiamo solo le tre che sono consigliate.
All'inizio del mondo ogni creatura sorge all'esistenza in forza della Parola di Dio (che poi si farà carne);al vertice di tutto c'è l'uomo che fatto ad immagine e somiglianza di Dio. La vera creazione si manifesta però quando Cristo risorge da morte, solo in Lui è offerto l'esemplare riuscito dell'uomo, destinato ad essere conforme a Lui, grazie al dono dello Spirito.

* La 2 lettura: (Gen. 22,1-18) La fede di Abramo è ferma e totale: fino alla disponibilità a offrire il proprio figlio come segno di obbedienza alla volontà di Dio. Il sacrificio di Isacco, consumato nel cuore di Abramo e non compiuto per intervento dell’angelo, è prefigurazione del sacrificio del Figlio prediletto del Padre. Questo sacrificio verrà effettivamente consumato, ma la risurrezione richiamerà Gesù Cristo alla vita. Dobbiamo vivere con la fede di Abramo. Dobbiamo sentirci amati e redenti dall’offerta di Gesù, al quale abbiamo lungamente ripensato durante i girni della sua passione.

* La 3 Lettura: (Es. 14,15.15,1) Israele è condotto fuori dall'Egitto. Non servono le sue forze, ma solo l'intervento di Dio: il mare si divide e lascia passare. Dio conduce la forza, la giudica, condanna il male e l'ostinata opposizione al suo disegno. Conseguenza: la nostra confidenza nella potenza di Dio; il timore di lui se ci ostiniamo nell'orgogliosa prepotenza; l'abbandono alla sua forza quando siamo assaliti dal male (demonio). Opera in noi la vittoria pasquale di Gesù Cristo.

* La 4 lettura (Is. 54,5-14) Dio è fedele nel suo amore per noi. L’ultima parola non è il castigo; esso non prevale sulla misericordia. Sentiamo le promesse del Signore, che nel Cristo paziente, commemorato in questa settimana santa, sono diventate meravigliosa e consolante realtà: “Ti riprenderò con immenso amore”; “Con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore”. Specialmente questi giorni sono la solenne epifania nella Chiesa della pietà di Dio per noi. Lo è sempre l’eucarestia, dove “l’immenso amore” assume la forma del Signore crocifisso. Non crederemmo mai abbastanza alla misericordia.

* La 5 lettura (Is. 55,1-11) “O voi tutti assettati, venite all’acqua”: l’acqua promessa dal profeta è lo Sp. Santo, scaturisce dal Signore morto e risuscitato; è la grazia che rinnova l’anima, la purifica da ogni bruttura e la congiunge a Dio in “alleanza eterna”. Per avere quest’acqua non si paga nulla: “chi non ha denaro venga ugualmente”: l’assoluzione dei peccati, la liberazione dal male è data dall’amore assolutamente gratuito di Dio, che ci ha amato per primo. Non sono i nostri meriti, non sono le nostre possibilità, i nostri “soldi” a comprare lo Spirito. Esso viene elargito dalla misericordia. E’ meraviglioso se ci pensiamo un poco. E la forza del perdono è tale che tutta una vita può essere trasformata e mutata radicalmente: ”anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve”. E’ il miracolo che sa compiere l’assoluzione e il perdono divino.

* La 6 lettura (Bar. 3,9-15.32 – 4,4) L’esilio è segno che Dio è stato abbandonato, che è stata lasciata la “fonte della sapienza”, che alla fede si è sostituita l’incredulità, la diffidenza. Occorre riprenderla, ritrovarla nella legge divina, nelle parole che esprimono il volere del Signore. “Ritorna, Giacobbe, e accoglila, cammina allo splendore della sua luce”. E’ detto al popolo esiliato; è detto a ogni anima, che ha bisogno di conversione, di ritorno, di gioia per la grazia della rivelazione.

* La 7 Lettura (Ez.36,16-28) La liberazione di Israele è merito solo di Dio, è segno della sua fedeltà alla promessa, è rivelazione della sua santità, che l'infedeltà del popolo ha disonorato. Ma Israele viene richiamato e ricondotto in patria, non più con le colpe, ma con un cuore puro, distaccato dall'idolatria e inclinato all'amore. Dio promette l’infusione del suo Spirito che pieghi all’obbedienza volonterosa, non forzata,passiva e risentita, ma compiuta per affezione. La promessa profetica si avvera quando da Cristo, morto e risorto, riceviamo il dono dello Spirito santo, che ci trasformerà nell’intimo e ci insegna la carità. Fino a che non abbiamo scoperto questo dono e non ce ne lasciamo prendere, la nostra condotta sarà sempre incerta e inquieta. Il suo rinnovamento in virtù dello Spirito è il dono della vera Pasqua.

 

 

MESSA di PASQUA nella NOTTE

 

La festa pasquale è preceduta dalla Veglia, questa non è soltanto il ricordo o memoriale della risurrezione di Cristo, ma è segno del suo ritorno glorioso. La veglia esprime, nel suo iniziare di notte e finire all’alba, il simbolismo del passaggio dalle tenebre alla luce, cioè dalla notte al giorno. La celebrazione della veglia si divide in quattro parti: quella della parola, dell’acqua, dell’eucarestia e la nostra partecipazione viva al dono stesso del pane e vino – Cristo nostra salvezza, nostra pasqua.

Lettura della Messa - (Rom.6,3-11) Deve riflettersi in noi, nel nostro essere e nella nostra condotta, il mistero della morte e della risurrezione del Signore. Questo avviene quando, in forza del battesimo, viene a morire in noi il peccato; quando viene crocifisso l’uomo connivente con la colpa, “l’uomo vecchio”, come dice Paolo, e così rinnoviamo l’esodo, la liberazione; quando, al suo posto, subentra Cristo, l’uomo nuovo, il risorto, il vivente. “Morti al peccato, viventi per Dio”: ecco chi sono i cristiani. Ecco che cosa vuol dire vivere in grazia di Dio. E’ vero che adesso tutto questo si intravede solo, non appare ancora perfettamente. Ma le nostre azioni devono essere il chiaro segno che in noi già opera Gesù risorto; che la veglia pasquale non è una cerimonia, ma è una esperienza di vita che lascia le sue tracce. L’aposolo ci ricorda che “Cristo risuscitato dai morti non muore più”. Ci ricorda ancora che con il battesimo anche noi siamo morti al peccato per vivere la nuova vita e partecipare alla pasqua del Signore.

VANGELO anno A (Mt. 28,1-10) Ci presenta la premura delle donne che dopo il sabato si recano al sepolcro per ultimare la composizione della sepoltura di Cristo, ma non lo trovano. Anzi un terremoto le spaventa, e un angelo le rassicura e affida loro il messaggio da portare agli apostoli. Invita ad entrare e vedere il sepolcro vuoto, nel frattempo il Signore si manifesta e loro lo adorano.

VANGELO anno B (Mc. 16,1-8) Leggiamo la preoccupazione delle donne per la pietra rotolata posta davanti al sepolcro, ma arrivate, si accorgono che la pietra è stata rimossa, ed entrando incontrano un giovane che le rassicura della risurrezione e le manda dagli apostoli a portare il lieto annunzio, ma per la paura non dissero nulla a nessuno.

VANGELO anno C (Lc. 24,1-12) Anche Luca ci presenta le donne che vanno al sepolcro con gli aromi, incontrano due giovani che sembra rimproverare questa ricerca, ricordando che Gesù aveva annunziato la sua risurrezione. Riferiscono agli apostoli il fatto, ma questi sembra non credano alle loro parole. Pietro però va al sepolcro e trova solo le bende.

 

 

 

 

 

 

  

Sabato - il Signore riposa nel sepolcro (Matteo)

Dalla Veglia di Resurrezione

At 10,34.37-43 /Sal 117 /Col 3,1-4 o 1Cor 5,6-8 /Gv 20,1-9 -

TRACCIA di RIFLESSIONE: Gesù che è morto sulla croce e al tramonto è stato sepolto nel sepolcro nuovo di Giuseppe d'Arimatea, il primo giorno dopo il sabato, risorge da morte. La veglia pasquale ci aiuta a fissare lo sguardo sul Risorto, solamente da Lui viene a noi la vera Luce che rischiara ogni uomo e il mondo. E' questa la notte in cui il Signore è passato dalla morte alla vita. E' la notte in cui il popolo d'Israele è rimasto illeso al passaggio dell'angelo sterminatore nella terra d'Egitto. In questa Veglia le letture ripercorrono il grande cammino della salvezza, dall'origine del mondo fino al perdono donatoci con il sacrificio del Figlio di Dio. Tutto questo attraverso la Sua morte in croce e la Sua resurrezione. Nella lettera ai Romani (6,3-11) Paolo ci ricorda che la nostra gioia deve essere prova che nel Battesimo siamo già rinati con Gesù Cristo. Il Vangelo ci suggerisce che ne la morte, le bende e tantomeno la pietra hanno potuto tenere prigioniero il Signore della vita. Lui è risorto per portare a tutti i popoli la salvezza di Dio da lungo attesa e promessa. Ora il compito di questo annuncio è affidato a noi, attraverso la nostra vita e il nostro amore a Cristo. I riti del fuoco, della nuova Luce, del Cero pasquale e dell'acqua benedetta ci fanno gustare la novità della Pasqua che è invito a rivestirci di Cristo e del suo messaggio di amore. Dopo il cammino quaresimale, che ci ha condotti attraverso la preghiera, il digiuno e l'elemosina, la Veglia pasquale diventa la porta che immette nella nuova Luce della vera vita che è Cristo.
*** Passato il sabato le donne riprendono le quotidiane attività e corrono al sepolcro per compiere le ultime formalità verso colui che era stato sepolto. La pietra è rotolata via, il corpo del Signore non c'è più, la paura sopravviene. Due uomini in bianche vesti si presentano e rassicurano: il Maestro è vivo e non va cercato tra i morti. Alle donne ricordano quello che era già stato annunciato, avrebbe cioè sofferto per mano di peccatori, sarebbe stato condannato a morte, ma il terzo giorno sarebbe resuscitato. Rincuorate dall'informazione ricevuta, le donne lasciano il sepolcro e agli Undici radunati portano la bella notizia. Erano le donne, Maria di Magdala e Giovanna e Maria di Giacomo. Il loro annuncio subito non fu accolto, anzi, si dicono quegli uomini: le donne vaneggiano. Subito corrono al sepolcro per accertarsene, ivi giunti si chinano e vedono le bende. Pietro pieno di stupore annuncia con certezza il grande avvenimento. E' dunque risorto, è il Dio con noi.

VEGLIA PASQUALE e Messa della NOTTE.

Notte di grazia è questa notte di veglia pasquale. Una veglia di ascolto, di orazione, di riti; una veglia che ci associa ai fratelli e che ci induce nell’intimo della coscienza e del rapporto personale con Dio. Questa veglia sarà illuminata dal Cero pasquale, intorno al quale viene cantato il preconio, cioè l’elogio fatto per i grandi interventi di Dio all’umanità, che ora si compiono in Cristo. Riusciamo pure a dire: “ Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!”. Seguono diverse letture bibliche: grandi pagine a memoria e a testimonianza della salvezza. La loro proclamazione suscita la risposta del canto salmodico e della nostra preghiera, che domanda di ricevere la grazia dell’evento commemorativo. Con la certezza che Cristo è risorto celebriamo l’eucarestia, dove è inserito il rito del battesimo e della cresima. Via via che i riti sacramentali si svolgono, ripensiamo con gratitudine per il dono che abbiamo ricevuto, ne ricomprendiamo il significato e ne assumiamo nuovamente gli impegni, non raramente disattesi, per riavere la grazia, forse, perduta.

Letture Veglia: Gen. 1,1-2,2/Gen. 22,1-18/Es. 14,15.15,1/Is. 54,5-14/Is. 55,1-11/Bar. 3,9-15.32- 4,4/Ez. 36,16-28.

Lettura della Messa – “Cristo risuscitato non muore più”. Nel nostro essere e nella nostra condotta deve riflettersi il mistero della morte e della risurrezione. Questo avviene quando viene a morire il peccato con il Battesimo; quando viene crocifisso l’uomo vecchio e così rinnoviamo l’esodo, la liberazione: quando subentra Cristo, l’uomo nuovo, il risorto. Ecco cosa vuol dire vivere in grazia. Le nostre azioni devono dire che in noi opera Cristo.

Vangelo anno B – Mc. 16, 1-8. Le donne cercano ancora Gesù nel sepolcro. Ma Gesù è risorto: ma la convinzione he la morte sia stata vincitrice è troppo naturale. Prevalgono paura e spavento. L’originalità di Cristo è che ha superato la morte, ed è motivo della speranza di essere vittoriosi con lui. La testimonianza cristiana per i secoli è questa: Gesù è risorto da morte; la vita con lui è il fine dell’umanità. E’ il nosto fine, anhe se la nostra esistenza sia attraversata da dolori, sventure e infermità. Anche noi siamo destinati alla risurrezione.

 

 

 

 

 

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