Tempo di Pasqua - V Domenica (Giovanni)Gesù si presenta come Via, Verità e Vita.

At 6,1-7/Sal 32/ 1 Pt 2,4-9/ Gv. 14,1-12

Non smette di stupirci il nostro Maestro, oggi si manifesta a noi come: Via - Verità - Vita. Sono in realtà queste parole che ci dicono il suo addio, in quanto è prossima la sua dipartita dal nostro mondo, Lui non vuole lasciarci nello sconforto, per questo ci accompagna per mano perchè ne prendiamo coscienza di questo fatto. Ma lui va a prepararci un posto, solo allora ritornerà da noi, per rimanervi per sempre. Nel volto di Gesù, noi siamo invitati a vedervi anche il volto del Padre, perchè dice che Lui e il Padre sono una sola cosa. Per noi è motivo di vera gioia scoprire la grandezza dell'amore di Dio che si fa conoscere. Il Figlio infatti ci parla sempre del Padre, e con la Sua benevolenza e pazienza, ci introduce nella vita vera, che ci è stata acquistata attraverso il suo stesso sacrificio. Per questo motivo, pur essendo Signore, Lui si è fatto nostro servo, per condurci alla Luce. Ora noi siamo invitati ad essere Luce per il mondo intero.

TRACCIA di RIFLESSIONE:

“ Cantate al Signore un canto nuovo ”, è l’invito festoso che apre oggi la liturgia. Sappiamo bene quali sono questi prodigi che solo Dio ha potuto fare e per i quali dobbiamo rallegrarci: sono la liberazione vera, cioè dal peccato, la rigenerazione a figli di adozione, la chiamata alla eredità eterna. Cantiamo quindi un canto nuovo perché siamo divenuti – primizie di una umanità nuova -, quella che nasce dallo Spirito ed è edificata in sacerdozio regale, popolo santo, tempio della gloria di Dio. Non è un sogno e non sono vaghe parole. Lo avvertiamo in proporzione alla nostra fede. La quale deve poi maturare in opere di cui la più importante è l’amore. E’ tutto qui, ma è il segno che siamo portatori efficaci e credibili di un’altra umanità.

1 Lettura: Barnaba presenta Paolo. Non sempre la chiesa godrà di pace, quanto meno all’esterno: verranno giorni della tribolazione. Ma non si estenuerà la forza e la consolazione dello Spirito Santo. Lo Spirito è la persona che il Padre ha inviato nel mondo per mezzo di Cristo risorto. Egli rende presente Gesù e ne garantisce la riuscita nel mondo. Lo Spirito illumina, guida, rinvigorisce e infonde gioia alls chiesa e a ogni anima. Il brano degli Atti presenta anche Paolo, un persecutore diventato apostolo: sono i miracoli della grazia che si ripetono ancora nella chiesa.

2 Lettura: “Questo è il suo comandamento: che crediamo e ci amiamo”. I fatti e la verità dimostrano l’amore, non le parole e la lingua. La fede in Gesù Cristo ha un segno che la evidenzia e la conferma: l’amore reciproco. Parlare non serve; neppure basta credere semplicemente, con disimpegno. D’altra parte Dio abita in noi e noi siamo in comunione con lui se osserviamo il comandamento dell’amore. Giovanni dice: lo Spirito che Dio ci ha dato è il segno della presenza di Dio, ed è lo Spirito che rende possibile e spinge alla carità. Se nel tempo della nostra vita non maturano frutti di carità, dobbiamo temere molto.

Vangelo – “Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto”. Se siamo uniti a Cristo la nostra vita è feconda, porta frutti; se invece siamo distaccati da lui, non portiamo frutti e siamo come rami secchi, destinati ad ardere nel fuoco. L’immagine vuol dirci: non siamo dei veri discepoli di Cristo. Un sacramento soprattutto ci inserisce nella vita di Cristo: l’Eucarestia. Occorre però che essa non sia solo ricevuta, ma divenga una comunione di vita e quindi di fecondità con Gesù Cristo.

 

 

– Noi sappiamo che la vita pasquale è un dono d’amore, forza di comunione con Dio, con tutti e con tutto ciò che ci circonda. Dio ha voluto santificare e salvare gli uomini e ha voluto fare di loro un popolo che lo riconoscesse nella verità e che lo servisse fedelmente. Il Cristo risorto è colui che anche oggi si presenta, sebbene con modalità diverse, come colui che offre il vero bene a tutti gli uomini, lui che è il Sommo bene, la verità più consolante per rivelarci il suo volto, un volto paterno, la forza vitale più efficace per compiere opere anche più grandi di lui. Infatti nel Vangelo leggiamo: - Io sono la via, la verità, la vita -. Per rincuorare gli apostoli sfiduciati, promette di ritornare a noi dopo averci preparato un posto presso la casa del Padre. In questa maniera noi possiamo scoprire dove cercare Dio: nelle parole e nel volto del Figlio.

Nella prima lettura troviamo come la comunità primitiva si organizza per svolgere con fedeltà la missione del Cristo:”elessero sette uomini pieni di Spirito Santo”. E’ la prima forma di organizzazione caritativa della Chiesa (servizio delle mense e dei poveri), sono i ministeri laicali nella Chiesa, che assicurano l’autenticità della missione apostolica della carità oltre la funzione dell’evangelizzazione e della preghiera. Questa solidarietà d’amore non ci fa trascurare nessun bisogno, perché formando questo edificio composto di pietre viventi che in Cristo trova il suo principio dinamico (via , verità e vita) il suo fondamento dottrinale e la sua ragione di essere esistenziale.

Nella seconda lettura Pietro conferma la nostra nuova posizione nella società: - voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale -. Infatti è Cristo la roccia basilare della Chiesa sulla quale il nuovo popolo si fonda per offrire a Dio il vero sacrificio spirituale, in quanto erede dell’antico Israele.

Vangelo – Non deve mai mancarci la fiducia. Sentiamo l’esortazione: “Non sia turbato il vostro cuore, vado a prepararvi un posto. Ritornerò e vi prenderò con me”. Su questa promessa di Gesù poggia tutta la nostra sicurezza. La morte non sarà il tragico crollo di tutte le speranze, ma la venuta di Cristo a prenderci per portarci a vivere eternamente con lui e il Padre in comunione dello Sp. Santo. Non è meraviglioso questo, in mezzo alle difficoltà che ci assalgono ogni giorno? Quello che importa secondo Gesù è – avere fede – nel Padre e in lui.


La liturgia di questa domenica ci propone la parabola della vite e dei tralci, essa esprime la natura e la profondità del rapporto che esiste tra Cristo e i fedeli. "Io sono la vite, voi i tralci". Tra la vite e i tralci esiste di fatto una comunione così forte, vitale e profonda, che il tralcio può produrre frutto solo se è unito alla pianta, perchè è dalla vite che riceve il nutrimento. I credenti diventano partecipi della stessa vita divina che sgorga dal Cristo, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto. L'elemento fondante che ci fa diventare tralci della vite, cioè che ci innesta in Cristo è il Battesimo, dove lo Sp. Santo viene effuso nei nostri cuori e noi veniamo rigenerati a vita nuova. Una volta innestati in Cristo è importante credere = (rimanere) in Lui e Lui in noi, ciò comporta intima amicizia, comunione vitale, compenetrazione reciproca e fusione di vero amore. Questo rimanere comporta: A - rimanere fedeli agli impegni derivanti dal Battesimo. B - rimanere fedeli agli insegnamenti del Cristo. C - rimanere nell'amore di Cristo, cioè lasciarsi amare per sempre da Lui. D - rimanere in Cristo significa crescere in Lui, cioè diventare adulti nella fede. "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto" Si rimane uniti in Cristo e si cresce nella vita di grazia e d'amicizia: a. alimentando la nostra fede con la sua parola e con la preghiera. b. nutrendo la nostra vita con i sacramenti, in particolare l'Eucarestia e la Penitenza "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui" c. con l'impegno di vivere il Vangelo in modo coerente e compiere opere buone. La liturgia pertanto ci invita: * a riflettere sulla nostra dignità di figli di Dio, come tralci uniti alla "vera vite" * ci sollecita a impegnarci nell'aderire, nell'innestarci più intimamente in Lui, eliminando il peccato dalla nostra vita, le cattive abitudini, la tiepidezza e le omissioni. * ci richiama alla memoria la parola di Gesù: " chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca". Ricordiamo sempre la sua parola: "come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me" infatti "senza di me non potete far nulla".

 

 

Nel Vangelo di questa domenica sentiamo che Gesù dice che noi siamo il popolo di Dio, in cammino verso la casa del Padre al seguito di Gesù, che per noi è l'unica vera Via. La sua proposta infatti è impegnativa, e per noi è piuttosto difficile seguirla. Faremo grandi cose se rimaniamo uniti a Cristo, è ancora il Vangelo a suggerircelo. Gesù rivela la sua identità e la sua missione, in lui troviamo congiunte e inseparabili la vita divina e umana, (è vero Dio e vero uomo) queste due nature unite nell'incarnazione. Attraverso Gesù, noi ci uniamo al Padre, "Io sono nel Padre e il Padre è in me..." La curiosità di Tommaso è grande, tanto è vero che chiede: "mostraci la via e ci basta", è la domanda che spesso anche noi ci poniamo perchè ci è difficile accettare che Gesù è tutta la rivelazione del Padre, per cui non possiamo attendere un altro Messia. Per poter attuare questo cammino, Gesù ci suggerisce ancora "abbiate fede in Dio e in me..." L'apostolo nella sua lettera dà spiegazione delle parole di Gesù suggerendo di "Stringerci a Cristo, pietra viva" perchè così uniti a Lui, possiamo essere un edificio ben solido, tempio di Dio, che annuncia le sue meravigliose opere. Soltanto così il popolo cristiano potrà essere il nuovo popolo di Dio, che come Cristo possiede un Sacerdozio santo per offrire veri sacrifici spirituali graditi a Dio. E' questa infatti la convinzione degli apostoli, rimanere in Cristo, come viene ben espresso nel libro degli Atti, che riservano alla preghiera il primato insieme al ministero della parola. Ora anche noi siamo invitati a dare più spazio alla preghiera personale, senza trascurare la preghiera della comunità, ad annunciare il Vangelo con coerenza della vita.

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