Tempo di Pasqua - VI Domenica (Giovanni)Chi mi ama veramente, osserva i miei precetti

At 8,6-8.14-17/Sal 65/ 1 Pt 3,15-18/ Gv. 14,15-21

Gesù in questa pagina i ricorda che il vero amore, consiste nell'osservanza dei suoi precetti. Ai suoi discepoli sfiduciati, per la Sua partenza, promette un Consolatore. Dice infatti: "pregherò il Padre.." Lo Spirito Santo sarà il rivelatore di tutto quello che il Maestro ha insegnato e fatto a nostro beneficio, Lui guiderà il nuovo gregge che il Padre gli ha affidato, perchè lo conduca ai verdi pascoli e alle sorgenti zampillanti, cioè alla verità tutta intera nel tempo. Anche noi,nei momenti difficili, di sconforto, possiamo trovare aiuto senza mai dubitare di questo aiuto. Il Signore non ci lascia orfani, sono le sue parole, ci chiede infatti di vederlo e di sentirlo sempre presente in mezzo a noi. Coloro che sapranno osservare i suoi precetti, saranno amati anche dal Padre, perchè abbiamo sentito che Gesù e il Padre sono Uno. Come non credere e accogliere tanto amore?

TRACCIA di RIFLESSIONE: 

La presenza viva del Cristo risorto nella sua Chiesa attraverso il suo Spirito, quale avvocato, consolatore e sostegno, è per noi motivo di gioia e di grande fiducia, perché riconosciamo di essere amati e seguiti dalle tre Persone divine. L’amore del Padre e la manifestazione del Cristo, sono grandi avvenimenti che troviamo nel fatto della Pasqua e ci permettono di rendere ragione della nostra speranza. Il mondo ci hiede questa testimonianza che solo ci potrà rendere credibile: cioè il nostro contributo d’amore costruttivo nel condurre il mondo verso la giustizia, più umano e fraterno. Data la nostra debolezza, Cristo ci viene incontro e ci promette: - pregherò il Padre e vi darà un altro Consolatore -. La promessa dello Sp. Santo rivelatore, conforta i discepoli sfiduciati per la partenza di Gesù. Ricordiamo che non siamo orfani, Gesù è sempre con noi e in noi.

Prima lettura. Scopriamo l’attività del ministero apostolico, nel confermare i credenti col dono dello Spirito: “imponevano loro le mani e ricevevano lo Sp. Santo”. Sono frequenti le visite degli apostoli nelle varie comunità per mettere i nuovi convertiti in comunione con la comunità madre di Gerusalemme, attraverso il gesto dell’imposizione delle mani.

Seconda lettura. Pietro ricorda che la debolezza del Cristo è in realtà vera forza: - messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito -.  

L’apostolo ci insegna che la retta condotta è la vera difesa per svergognare gli avversari, solo col bene si segue il Cristo il quale ha esercitato l’unica violenza del vero amore.

Vangelo. Presso di noi abita lo Sp. Santo: è chiamato Consolatore, e ci porta la verità, che è Gesù stesso e il suo vangelo. Ma il luogo dove lo Sp. Abita è il cuore dei discepoli di Gesù, mediante la grazia. Gesù ci dice un altra cosa: - non vi lascerò orfani -. E infatti lo Sp. è il segno che Cristo è con noi e non ci abbandona a noi stessi, alla solitudine. Poi sarà il suo ritorno glorioso, quando lo vedremo insieme col Padre. Sarà già il momento della morte, che allora non va aborrito, ma per questo motivo attesa con gioia. Chi osserverà i comandamenti, ama. Ecco un principio fondamentale e chiarissimo. Le parole da sole non sono indice di amore. 

 

 

 

 

Tutto il tempo pasquale è pervaso di letizia. Essa però non scaturisce dal successo della nostra impresa, o perché i nostri giorni non conoscono motivi di ansia. E’ la letizia che viene dalla constatazione e dalla certezza che siamo stati liberati dalla vera causa della tristezza, il peccato, e che il Signore risorto ci ha riportati a una speranza che non conoscerà delusione: la speranza della gloria eterna con lui. Bisogna che torniamo spesso a tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato: allora non si inaridirà la ragione della nostra gioia. C’è in particolare una strada che mette in fuga l’avvilimento: è quella di uscire da noi, sull’esempio di Gesù che per il primo ha dato la sua vita per gli altri. Carità e letizia sono strettamente congiunte.

1 Lettura: “Lo Spirito Santo sui pagani”. Ammiriamo l’umiltà di Pietro: “sono un uomo anch’io”. Uno solo è Dio e uno solo è il Signore. Gli uomini sono tutti uguali: creature di Dio. Neanche i sacerdoti, i vescovi, il papa possono sostituire Gesù. Lo rappresentano solo nel ministero. Cornelio è un pagano dalla coscienza retta, in casa sua avviene come una nuova Pentecoste. E’ segno che tutti gli uomini sono chiamati a ricevere il battesimo, il vangelo, lo Spirito, la salvezza. Siamo tutti ugualmente amati da Dio e termine della sua grazia. Nessuno può vantarsi d’avere diritti o dei meriti. Come fratelli passeremo la vita eterna a cantare le lodi e la misericordia di Dio.

2 Lettura: “Dio è amore”. Dio ci ha amato per primo. Il segno di questo amore è la missione del Figlio. A quale punto è arrivato quell’amore! Il Figlio di Dio che muore in croce lacia sconcertati. Le dimensioni dell’amore divino confondono. San Giovanni scrive “Dio è amore”, se uno ama ha la facoltà di conoscere Dio, se non ama Dio gli rimane assente. Chi ama di più conosce di più. Non importa sapere semplicemente tante cose.

Vangelo – “L’amore, è dare la vita per i propri amici”. Il sacrificio della vita è l’espressione più alta e più convincente dell’amore. Ora Gesù ha dato la sua vita per noi. Di più non ci poteva amore. A tale amore non possiamo rispondere che amando a nostra volta. Anzitutto amando lui, dal momento che egli ci ha amato così come il Padre lo ha amato. Notiamo però che Gesù è sempre attento a precisare che l’amore non c’è se si esaurisce in parole e non risulta all’osservanza dei comandamenti. Anche lui ha risposto all’amore del Padre adempiendone la volontà. Ma amare lui non basta: si devono amare i fratelli. Ed è questo il suo comandamento: “Che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Comandamento arduo e rischioso. Chiediamo di poter attingere vita e fortezza per amare.

 

L'amore di Dio è veramente grande e vero, tanto che le tre letture odierne ce lo ricordano in modo tutto particolare. La prima lettura ci informa che l'amore dello Sp. Santo è presente anche su coloro che non appartengono al popolo di Dio e quindi non lo conoscono. Qui notiamo come Dio agisca da solo senza che avvenga una previa catechesi, e Pietro confermi questa consacrazione dello Spirito con il Battesimo. La seconda lettura ci invita ad amarci gli uni gli altri, perchè l'amore vero è da Dio. Chi ama è generato da Dio e conosce Dio. Nel Vangelo Gesù dice apertamente di essere amato dal Padre e Lui ama i suoi e li invita a rimanere nel suo amore. Come possiamo rimanere nel suo amore? E' lo stesso Gesù che ce lo suggerisce: se osserverete i miei comandamenti. In questa pagina per ben nove volte si parla di amare e di amore e per tre volte di amici. Ci viene ancora ricordato per tre volte il verbo rimanere, lo abbiamo già sentito nella parabola della vite e i tralci, già ascoltato per ben sette volte domenica scorsa: ricordate - la vera vite e i tralci - chi rimane produce frutto - chi rimane nei miei comandamenti sa veramente amare. Gesù si presenta come il vero osservante dei comandamenti del Padre suo e rimane nel suo amore. L'amore più grande è dare la vita per i propri amici - Cristo ha dato la sua vita per noi che non eravamo ancora amici e con questo suo dono ci ha reso amici. Ci ha comandato di pregare anche per i nostri nemici, sulla croce Lui ha perdonato i suoi crocifissori. L'amore è una forza nuova e grande che viene solamente da Dio. Quando due amanti discutono sull'amore, l'amore è già morto, l'amore non è in discussione, lo si vive. Amatevi gli uni gli altri, è l'ultima raccomandazione che troviamo in questa pagina - e questo perchè possiamo portare un buon frutto che rimanga. Vi ho chiamato amici, cioè ci ha fatto conoscere i segreti del cuore di Dio che è amore.

In questa pagina del Vangelo troviamo il discorso della consolazione che abbiamo sentito la sera dell'Ultima cena. Gesù vuole consolare i suoi per la sua prossima separazione da loro, però il suo andare è un precedere e preparare un posto "vado a prepararvi un posto", è dunque una separazione temporanea, perchè un giorno avrebbero dovuto essere anch'essi con Lui per sempre. Nel discorso di Gesù troviamo un'altra promessa perchè i suoi non si sentano soli quando Lui si allontanerà, promette il dono dello Spirito consolatore (il Paraclito) che è spirito di verità. Consolatore, perchè ha il compito di rincuorare i discepoli nelle difficoltà che dovranno affrontare. E di verità, perchè ha il compito di illuminare, in modo che possano comprendere la parola annunciata da Gesù. E' importante questo: "Pregherò il Padre perchè...rimanga con voi per sempre" Poi ricorda ai suoi "Ritornerò da voi, voi mi vedrete, perchè io vivo e voi vivrete" Quindi chiede ai suoi una prova di amore, e questa prova può essere data solo con i fatti, cioè atti conformi al suo insegnamento. "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" La fede ci assicura che Gesù non ci ha lasciati soli e orfani, Lui è sempre presente nella sua Chiesa e la guida anche tra le tempeste burrascose, "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" e ancora "Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa" e "Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo". Per sentirci Chiesa, è importante essere uniti agli apostoli e al loro insegnamento, in quanto garanti della fede e dell'unità della Chiesa. Gesù continua a pregare il Padre perchè lo Spirito Santo guidi la sua Chiesa alla piena conoscenza della verità e la sostenga nelle prove. Ascoltiamo le sue parole: "chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".

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