Intorno all'altare

Rileggendo le Catechesi di Benedetto XVI.

Non sempre o solo dall’Altare, noi ascoltiamo le varie catechesi o
istruzioni religiose, pronunciate dal Papa, dai nostri Vescovi, da
grandi Teologi o semplici pastori d’anime.
Quando vengono proferite dall’Altare, è perché ci troviamo in un
contesto liturgico, dove insieme manifestiamo la nostra fede con la
preghiera, lodando Dio per quello che è e, per ringraziarlo per ogni
suo dono.
Molte volte le istruzioni vengono svolte in sale parrocchiali, nelle
aule di università, in casi particolari nei grandi teatri e luoghi
piuttosto accessibili ai più, per favorirne l’ascolto e trovare una
parola nuova 
che dia consolazione e che promuova l’impegno di una vita nuova.

LA PROFESSIONE della FEDE.
Nell’Anno della Fede, non si poteva tralasciare di rileggere la nostra
professione del Credo, l’inno che viene recitato nei giorni di festa
dalle Comunità Cristiane in tutto il mondo, durante la celebrazione
dell’Eucarestia. Noi diciamo: “Io credo in Dio”, siamo in tanti a
dirlo, ma ciascuno dice – Io – così c’impegniamo in prima persona
davanti a Dio, che è Padre di tutti, in quell’adesione di totale
fiducia nei suoi confronti.
Anche durante la liturgia battesimale i Genitori e i Padrini,
rispondono per tre volte: “Io credo” alle domande che il Sacerdote
rivolge loro prima di amministrare il sacramento del Battesimo al loro
bambino, perché prendano coscienza del ruolo e del compito che si
assumono nel trasmettere la fede.

PERCHE’ CREDERE. Il CATECHISMO.
Credere, dunque, richiede adesione totale a Lui, a tutto il suo
mistero, all’accoglienza della sua Parola, a un’obbedienza, non sofferta ma libera e gioiosa, ad ogni sua manifestazione.
Il catechismo della Chiesa Cattolica ci suggerisce che: “la fede è un atto personale: è la libera risposta dell’uomo ad ogni iniziativa di Dio che si rivela”.
Dobbiamo poter dire che - credere in Dio – è un vero dono che ci viene offerto, perché Dio si rivela, ci viene incontro, ma è anche un impegno che oltre a donarci la grazia, richiede una responsabilità umana che apra ad un dialogo di amore con Dio, che parla a noi come ad amici, perché attraverso la fede e con la fede ci è permesso di entrare in piena comunione con Lui.

COME e DOVE ASCOLTARE la SUA PAROLA?
Tutti conosciamo il libro della Bibbia, la Sacra Scrittura, è qui che
ci è possibile conoscere la Parola di Dio che alimenta la nostra vita
di “ amici “ di Dio.
Possiamo – dobbiamo ascoltarla e leggerla.
Nell’ascoltarla ci disponiamo ad accogliere la Parola come dono di
Dio, dato per noi, per stargli vicino, conoscerlo meglio per amarlo.
Durante l’ascolto, secondo la voce del lettore,   l’espressione, il
tono che usa, noi possiamo aprirci alla novità sempre nuova della
Parola, che ci offre gioia, sicurezza e chiarezza per poter rispondere
meglio alla proposta di Dio.
Nel leggerla personalmente, e a questo dobbiamo abituarci, possiamo
scoprire la bellezza del linguaggio, la gioia che offre, la
formulazione accessibile delle espressioni e quanto in essa ancora ci
può essere di nascosto che richiede in noi un maggior impegno di fede
per farci dire: “ questa è Parola di Dio “, così infatti termina ogni
lettore che l’annuncia.
Nell’ascolto e nella lettura noi scopriamo come Dio porti avanti il
suo progetto di salvezza e, come si fa sempre più vicino all’uomo
attraverso persone luminose che credono il Lui, fino a giungere Lui
stesso a noi, come uno di noi, nella pienezza della sua manifestazione
in Gesù, nato dalla vergine Maria.

UN PERSONAGGIO della BIBBIA.
La Bibbia ci presenta molti personaggi, uomini di fede, che hanno saputo corrispondere pienamente alla Parola di Dio. Tra questi in primo luogo troviamo Abramo, al quale Dio stesso, poi, cambierà il nome, un uomo esemplare e giusto, sebbene non conoscesse Dio, ma nel suo intimo ha sentito come una voce che lo chiamava, che lo coinvolgeva. E’ chiamato padre di tutti i credenti, lui si è mosso verso il luogo propostogli, lasciando affetti, casa, averi, per adempiere fiducioso l’invito percepito nel suo cuore. Dio parla in mille modi e si fa capire, ma soprattutto si fa amare e seguire. Non
saprei come noi avremmo risposto a un simile invito.
Questa è proprio una partenza al buio, senza conoscere e senza sapere dove lo avrebbe condotto quella voce, è un cammino che chiede un’obbedienza e una totale fiducia, ma Dio a questa sua proposta aggiunge una parola rassicurante che apre ad Abramo un nuovo futuro di vita, e cioè: “Farò di te una grande nazione…e in te si diranno benedette le famiglie della terra”
(Gen. 12,2.3) Così Abramo, nel progetto di Dio, è chiamato ad essere “padre di una moltitudine di popoli”. Ma dove giungerà, Abramo, vi rimarrà sempre come straniero, qui infatti vi abitano i Cananei. Qui Abramo impara a non avere mire di possesso, a sentire sempre la propria povertà ed a vedere tutto come dono. Questa nuova situazione, possiamo dire, è fede vissuta, la totale fiducia nelle mani di Dio.
UN NUOVO CAMMINO.
Chi decide di partire, come Abramo, accogliendo la chiamata di Dio, sotto il segno della sua invisibile ma potente benedizione, si mette in una nuova condizione spirituale, questo è: seguire il Signore. La fede di Abramo lo conduce per un cammino controsenso: egli sarà benedetto senza vedere i segni della benedizione:
* Riceve la promessa di una grande discendenza, ma con una vita già segnata dalla sterilità di Sara, la mogli.
* Viene condotto in una patria nuova, ma vi vivrà come straniero, l’unico possesso di terra consentito sarà per seppellirvi Sara. (Gen. 23,1-20).
Abramo è benedetto, perché nella fede, sa discernere la benedizione di Dio andando al di là delle apparenze, confidando nella presenza di un Dio misterioso.

PER NOI, COSA VUOL DIRE: “ IO CREDO”?
Cosa vuol dire per noi “Io credo in Dio” dovrebbe dire che ci fidiamo di Lui, in modo tale che la sua Parola orienti la nostra vita in scelte concrete, senza la paura di perdere qualcosa di noi stessi.
Abramo ci insegna la fede e, come straniero in terra ci vuole già indicare la vera patria.
E’ la fede che ci rende pellegrini, inseriti nella storia di questo
mondo, ma in cammino verso la patria celeste. Credere in Dio ci fa portatori di valori nuovi che spesso non coincidono con la moda del momento, e nello stesso tempo la fede ci chiede di assumere comportamenti che non appartengono al modo di pensare del mondo. Il cristiano è chiamato ad andare contro corrente per non uniformarsi alla mentalità del tempo.
Affermare “Io credo in Dio” ci sprona a partire e ad uscire
continuamente da noi stessi, proprio come Abramo, perché la sete di Dio non si è estinta e il messaggio del Vangelo deve fare il suo percorso, deve giungere a tutti gli uomini attraverso le opere e le parole di uomini e donne che vivono la piena fiducia nel Signore.
Credere, in ultimo, è amore, è seguire colui che ci chiama per un cammino nuovo, che non stanca, ricco di ogni soddisfazione, in modo che il battito del nostro cuore batta all’unisono con quello di Dio.

Io Credo.acrostico -


Innanzi al tuo volto misterioso, piego le mie ginocchia, perché
Ovunque io mi muovo, Tu sei presente come Padre che mi ama.

Credo che Tu sei Creatore e Padre di tutto ciò che esiste,
Redentore ti sei fatto, dell’uomo peccatore, per salvarci.
Eterno e Signore con il tuo Santo Spirito ci guidi,
Davanti a noi poni la tua legge, per istruirci, perché
Ovunque il nostro agire corrisponda alla tua volontà.

DAVANTI A TE, SIGNORE
DAVANTI A TE, SIGNORE

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