- III Domenica di Avvento – C (Luca)

E noi che dobbiamo fare? -

Sof 3,14-18/ Sal (Is 13,2-6)/Fil 4,4-7/ Lc. 3,10-18

Alla severa predicazione del battezzatore molti si convertono. La sua parola è incisiva e per meglio camminare su questa nuova via chiedono cosa devono fare. La risposta è molto semplice e richiede un cambiamento di vita: vestire chi è nel bisogno, dar cibo all'affamato, non pretendere di più di ciò che è pattuito, non maltrattare abusando dell'uniforme. Tutti pensano che sia lui il messia inviato,per questo suo chiaro insegnamento. Lui con sincerità riconosce di essere soltanto colui che prepara la via al Signore, il Messia infatti battezzerà in Spirito Santo e fuoco, che purificherà e selezionerà il buono dal meno buono. L'esortazione certamente è chiara, non possiamo che accoglierla.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

 “ rallegratevi: il Signore è vicino “

La vicinanza di Dio rende il cristiano aperto e solidale con tutto ciò che i suoi fratelli, gli uomini, fanno di buono e di sincero. Egli non si rinchiude in una morale tutta sua, e sa invece fare sue le virtù proprie di una generazione, gli slani propri di una mentalità, i valori inseriti nei modi di pensare. Vedere e apprezzare tutto ciò che vi è di buono negli altri con uno sguardo e con un giudizio ottimisti, è l’altro aspetto dell’ottimismo che viene dalla certezza di vivere con Dio. L’apertura agli altri dipende sempre dalla comunione gioiosa e personale con Dio. Se il Signore è tra noi, se è così vicino, noi che cosa dobbiamo fare? Alle tre categorie di persone che incontra (folla, pubblicani e soldati) il Battista impone un comportamento preciso in segno di conversione: non fare dell’egoismo il criterio del proprio agire, non approfittare del mestiere o della professione per arricchirsi ingiustamente. Qui i segni di conversione sono elementari e si è ancora lontani dal discorso della montagna. Ma il non fare del proprio “io” la ragione d’essere della propria vita è già un segno sufficiente di conversione al Regno, è un inizio.

Vangelo – il Battista da delle norme precise per tutti, se vogliono convertirsi e prepararsi alla venuta del Messia: dividete i vostri beni con i poveri, dice agli uni; e agli altri: osservate la giustizia; e ancora: non maltrattate. Era urgente mettere in pratica quegli avvenimenti: sarebbe venuto Gesù e on lui lo Spirito che purifica i cuori e brucia ome il fuoco tutto quello che non è buon grano, ossia tutte le opere del male. Infatti il Natale è insieme un avvenimento di misericordia, di grazia e di giudizio.

1 Lettura: il profeta invita Gerusalemme alla gioia, ma oggi è detto alla Chiesa e a ogni singola persona. Non mancano certamente motivi di tristezza: le difficoltà economiche, la malferma salute, le intime sconfitte e le umiliazioni. Eppure, se comprendiamo la grazia del Natale imminente, le ragioni della gioia sono più grandi: il Signore è vicino a te è un Salvatore potente.

2 Lettura: anche Paolo i esorta a gioire nel Signore. Ci suggerisce di essere affabili, di non angustiarci e di pregare nelle varie necessità e quindi di ringraziare.  

 

Caratteristica del tempo d'avvento è il messaggio della gioia. Il salmo che abbiamo ripetuto ci invita alla gioia, gioia che abbiamo ascoltato già nella prima lettura dal profeta Sofonia che ci dice: Rallegrati, grida di gioia, esulta e acclama con tutto il cuore perchè il Signore ha revocato la tua condanna. Gioia che viene manifestata dall'apostolo Paolo che ci dice: siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti. E' la domenica della gioia, il Signore è vicino. Il testo del Vangelo è strutturato intorno a due centri - nel primo si trova la figura del Battista che annuncia il giudizio che si avvicina e chiede a tutti cambiamento di condotta; nel secondo si rivela il potere di Dio che viene come forza trasformante, come giudizio e fuoco per l'uomo. Queste le note fondamentali che troviamo in Giovanni: la conversione è necessaria per tutti (anche per i farisei che si credevano fedeli) - è possibile a tutti (anche ai pubblicani e ai soldati considerati peccatori), e chiede una vita, cioè un'attenzione per gli altri. Segno della conversione per il Battista è il battesimo e aggiunge: "ma viene uno che è più forte di me, e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco". Questo - Uno - che viene è Dio stesso, è la forza che sconfigge il male e la potenza che sostiene l'esistenza degli uomini e si avvicina a noi con la forza trasformante del perdono e della grazia, lui battezza in Spirito Santo. Una gioia contenuta e discreta, gioia dell'attesa, della novità e della scoperta. Vigilia di grande evento che cambierà le sorti dell'umanità. Esultate, il Signore è vicino, questo è il messaggio della liturgia che ci invita a dimenticare tutte le sofferenze, umiliazioni e dolori. Siate lieti nel Signore, sempre; è questa la componente giusta per chi va incontro al Signore. Incontrarlo e amarlo per sempre. Il Signore è vicino con la ricchezza dei suoi doni. Il Battista ce lo presenta come il Messia liberatore, l'atteso dell'umanità. A noi il compito di andargli incontro, per accoglierlo nella nostra vita. Ma chi è il Signore? Il profeta, nella prima lettura ci dice che è il Salvatore, anzi è il Padre del popolo d'Israele. Nella seconda lettura, Paolo, ci sprona ad attendere colui che è vicino. La sua presenza diventa sorgente della nostra gioia, motivo e fondamento della nostra liberazione. Motivo e fondamento della nostra capacità e possibilità di preghiera. E' garanzia della nostra pace, perchè lui è re della pace. Il Battista nel Vangelo ci invita ad una vita di giustizia e di carità per accogliere degnamente il Salvatore. Alle varie domande che gli vengono poste, risponde con parole appropriate di conversione e di vita nuova. E per essere maggiormente incisivo nella sua predicazione, dice che lui non è quello che la gente pensa che sia, anzi non è neppure degno di sciogliere i suoi sandali, ma Lui è ormai vicino. La presenza del Messia, sarà motivo per rendere chiaro a tutti il comportamento del cuore dell'uomo.

 

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