Tempo di Natale - (Giovanni) - C

II DOMENICA dopo NATALE - Il Verbo si fece carne -

Sir 24,1-4.8-12/ Sal 147/ef 1,3-6.15-187 Gv. 1,1-18 / 1,1-5.9-14

Solenne è la pagina di questa domenica, l'Amore che era presso Dio, si è fatto creatura. Tramite Lui tutto è stato fatto, e nulla senza di lui esiste. Nell'amore c'è la vita, e la vita è luce che splende nelle tenebre. Questo messaggio di luce ha avuto un valido predicatore nella persona del Battista, quale testimone e sola voce che annuncia. La Luce si è manifestata, ma non è stata accolta. Coloro che l'hanno accolta sono stati chiamati ad essere figli di Dio, generati dallo Spirito. L'amore che è venuto in mezzo a noi ha manifestato la sua grandezza divina. Colui dunque che si è manifestato nel tempo era prima del tempo, con la sua presenza è entrata nel mondo la grazia e la verità.

“ Dio si fa uomo per noi “. Per riconquistare gli uomini, per sollevarli verso di sé, per parlare con loro, Dio è venuto quaggiù come un bambino, come un balbettio che è facile soffocare. E molti infatti lo soffocano. Lo soffocano facendo del Natale la festa dello spreco e del consumo. Altri soffocano Dio – bambino impedendogli di crescere: Dio rimane bambino per tutta la loro vita. Le parole che questo bambino ha portato agli uomini non sono ascoltare. Sono impegnative ed inopportune mentre un cristianesimo – caramella è molto più comodo. Noi annunciamo una gioia grande: ecco il nostro Dio. Oggi è nato il nostro Salvatore. Questa è la nostra gioiasa certezza; anche se molti uomini portano ancora incisa nella loro vita le parole di Isaia, nella notte profonda il nostro orecchio ha sentito: la stella del mattino si è levata, per noi è nato un bambino. Dio viene a salvarci, questo è il suo nome: Salvatore, è nella nostra lingua il nome più alo per Gesù, e significa certezza. Un Salvatore così vulnerabile, così debole e disarmato.

VANGELO della MESSA della VIGILIA. Gesù è Figlio di Dio, nasce anche come vero uomo, inserito in una genealogia. Egli è chiamato da Matteo figlio di Davide, per mezzo del quale risale ad Abramo. Egli nasce da Maria verginalmente, mentre Giuseppe, lo sposo, gli fa da padre terreno. Come Maria, anch’egli ha dato il suo consenso di fede alle parole dell’angelo e ha legato la propria vita a quella di Gesù.

VANGELO della MESSA della NOTTE. Il Natale è la festa della semplicità e della povertà di Dio. Il Figlio suo è deposto in una mangiatoia, l’unico luogo trovato disponibile. E’ la prima lezione che raccogliamo celebrando la festa. Ma intorno all’umiltà della grotta si diffonde la presenza degli angeli. Essi invitano alla gioia, infatti annunziano il Vangelo, danno la bella notizia che è apparso il Salvatore. Segno che facciamo un buon Natale e che non ci limitiamo ad augurarlo a parole, è che portiamo pace e bontà col perdono. Natale c’è perché Dio ci ama.

VANGELO della MESSA dell’AURORA. I pastori vanno con sollecitudine fino a Betlemme dopo l’avvenimento dell’angelo. Non sono i potenti ma gli umili a recari alla grotta, a gioire del Vangelo, a dare gloria a Dio. Senza un’umiltà profonda, senza la meditazione, a somiglianza di Maria, la Madre di Gesù, non si capisce e non si gusta nulla del Natale. Isaia nella prima lettura ci dà l’avviso che arriva il Salvatore e ha la ricompensa. La Chiesa, con maggior forza, come ripete l’annunzio: il Salvatore è nato a Betlemme. Paolo, nella seconda lettura, ci ricorda che il Natale del Signore è la suprema manifestazione della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini. Questo amore diviene concreto per noi con il dono dello Sp. Santo elargito nel battesimo, e poi in tutti gli altri sacramenti. Facciamo il Natale quando riceviamo i sacramenti, e la vita di Gesù si inserisce in noi. Pensiamo al sacramento ogni volta che li riceviamo.

VANGELO della MESSA del GIORNO. L’evangelista Giovanni vuol dire che il Figlio di Dio, che esiste dall’eternità, che è Dio e Creatore, che è fonte della vita e della luce, è veramente uomo e non solo in apparenza. Quanti lo accolgono nella fede diventano a loro volta figli di Dio, sono generati da Dio. Allora il Natale è la festa della famiglia cristiana. Lo sforzo, dinanzi al presepio, è quello di riconoscere in ogni uomo un vero fratello. Isaia nella prima lettura, ci dice che il lieto annunzio è il – Vangelo – e cioè che Dio è in mezzo agli uomini, che egli ne è il redentore che le ragioni della tristezza non ci sono più. Nella seconda lettura troviamo come il Figlio di Dio che nasce a Betlemme è la Parola divina definitiva. Tutte le cose create trovano in lui il loro fondamento. Nulla è stato fatto senza di lui. Ora, compiuta la purificazione dei peccati, egli si trova glorioso alla destra del Padre. In Cristo, Dio, ha manifestato se stesso: le varie parole e profezie dell’Antico Testamento si riassumono in Gesù, verso il quale tendeva tutta la speranza di Israele.  


TRACCIA di RIFLESSIONE:

"Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il Tuo Verbo onnipotente, o Signore, è sceso dal cielo, dal trono regale" (Ant. d'Ingresso) E' con questa suggestiva immagine poetica che la liturgia di questa seconda domenica di natale ci presenta ancora una volta il mistero della nascita del Verbo (Parola) che si è fatto carne (uomo). In questa seconda domenica di Natale, siamo ancora invitati a riflettere sul mistero del Verbo Incarnato, di cui abbiamo celebrato a Natale la sua nascita nel tempo. Il Vangelo ci ripropone ancora una volta l'inizio stesso della descrizione di Giovanni, che insiste nel ricordarci: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi", cioè ha posto la sua dimora (tenda) in mezzo a noi. (Come oggi troviamo le nostre Chiese costruite in mezzo alle nostre case). La tenda è luogo del convegno, luogo della presenza di Dio, anche se il popolo d'Israele non è mai riuscito a capire una presenza reale, fisica di Dio in mezzo al suo popolo. Troviamo in queste parole tutta la verità teologica del mistero della nascita di Gesù, cioè come il Figlio di Dio ha assunto la nostra natura umana ed è diventato uomo come noi, per cui "venne ad abitare in mezzo a noi" ma dobbiamo dire meglio, che la sua tenda rimane ancora in mezzo a noi. La tenda è luogo dell'abitazione stessa di Dio (presente nell'Arca) in mezzo alle tende degli uomini. Quindi la persona del Verbo Incarnato è la nuova tenda dell'Alleanza, il vero luogo della presenza di Dio. Gesù infatti è l'immagine del Dio invisibile, solo guardando a Cristo noi possiamo quindi contemplare il volto vero di Dio. Possiamo ancora dire che Dio Padre ha posto la sua tenda nel Verbo Incarnato, e il Verbo fatto uomo ha posto la sua tenda in mezzo agli uomini, al nuovo popolo di Dio che è poi la Chiesa. Chi dunque accoglie il Verbo Incarnato è chiamato ad essere figlio e Dio pone la sua tenda anche su di lui, e viene ad abitare nel suo cuore. Cristo è l'Unigenito del Padre, pieno di grazia e verità. Noi abbiamo ricevuto dalla sua pienezza grazia su grazia. La grazia e la verità vennero a noi per mezzo di Gesù Cristo. Il figlio ci rivela il volto del Padre che prima di lui mai nessuno ha visto. Attraverso Cristo il Padre ci ha colmato di ogni benedizione spirituale e ci ha predestinati a essere suoi figli di adozione. Una stessa immagine la cogliamo nella prima lettura, dove si dice che la Sapienza "fissa la tenda", "ha officiato nella tenda santa"e "ha posto le radici in mezzo a un popolo glorioso" e noi sappiamo che la Sapienza di cui parla il libro del Siracide sembra proprio identificarsi nel Cristo, il Verbo di cui ci parla il Vangelo. Dio viene ad abitare presso di noi, il nostro cuore sia pronto ad accoglierlo.

 

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