IV Solennità – C (Giovanni)

<!--[if !vml]-->FESTA del CORPUS DOMINI - Il suo corpo come cibo -

<!--[if !vml]-->Deut. 8,2-3.14-16/Salmo 147/ 1 Cor 10,16-17/Gv. 5,51-59

<!--[if !vml]-->Gesù non poteva lasciarci un dono più grande di questo: il Suo corpo e il Suo sangue per la vita del mondo. In questa presenza misteriosa, Lui è vivo e con noi per sempre, è nutrimento necessario per la vita eterna. "La mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda", sono le parole che troviamo più volte nelle pagine del Vangelo. Quel pane e quel vino consacrato sull'altare, con le medesime parole pronunciate da Gesù nell'ultima cena, sono certezza per noi che sono veramente, il Suo corpo e il Suo sangue. Una presenza viva e divina, per noi sempre difficile. E' pane vero disceso dal cielo, l'unico che possa soddisfare le esigenze e la fame dell'uomo. E' pane capace di trasformare l'uomo in pane d'amore, di carità, di servizio, verso i fratelli nel nome stesso di Cristo, presente in ciascuno di noi che lo riceviamo,perchè bisognosi del Suo amore.
IL PANE... Da sempre l'uomo è alla ricerca di cibo per sfamarsi e sostenersi, e da quando ha scoperto il grano e confezionato il pane, trova il suo sostegno in questo alimento. Anche nel deserto, dove non c'era alcuna possibilità, di averlo o coltivarlo, il pane è stato provveduto dall'alto, tanto che il popolo non conoscendolo si chiedeva: man hu, che cos'è, la manna. In ultimo, Gesù, prima di lasciare questo mondo, si donò a noi come cibo nel pane eucaristico, dicendo ai suoi discepoli: "fare questo in memoria di me". Perchè il pane da Lui donato e per noi benedetto è pane che apre le porte della vita per l'eternità beata. Ma l'uomo del mondo moderno, sciupa e disprezza il pane quotidiano, e spesso rifiuta l'invito ad accostarsi alla mensa del Signore, mensa di vita e di amore. Così facendo l'uomo ha sempre una fame insaziabile.

 

 

Una delle figure tipiche della Bibbia è il re – sacerdote pagano Melchisedek che offre alla divinità pane e vino e benedice Abramo capostipite del popolo eletto, e che riceve da Abramo la decima di ciò che aveva con sé. Questa figura che appare inattesa e in maniera misteriosamente velata nel libro della Genesi, è simbolo di un sacerdozio umano originario, vero e sacro, tanto da benedire Abramo. E’ a questo tipo di sacerdozio che viene collegato il sacerdozio regale del Messia. Abbiamo una prospettiva vasta e lungimirante che non quella del sacerdozio di Aronne e nel popolo ebraico. Anche Cristo si trova in questa linea, sebbene il suo sacerdozio e il suo sacrificio siano in una sfera più alta e abbiano un’efficacia che sorpassa infinitamente ogni altra utilità e a questa conferiscono significato e valore. Così è considerato il Messia che prelude già al rapporto più intimo e unico fra Dio e Cristo. Nella figura e nel gesto di Melchisedek, presi e avvalorati da Gesù, ci viene mostrato che i valori creaturali e umani sono accetti a Dio e hanno un positivo significato di relazione fra gli uomini e Dio.

1 Lettura: L’offerta del pane e del vino da parte di Melchisedek è una profezia, un preannuncio dell’offerta che verrà fatta dal vero sommo sacerdote – Cristo – quando si immolerà sulla croce, che nei segni del banchetto pasquale del giovedì santo consegnerà il suo Corpo e il suo Sangue in sua memoria agli apostoli e quindi alla Chiesa.

2 Lettura: L’eucarestia non è invenzione della Chiesa ma è dono che riceve dalla tradizione, cioè dal Signore stesso, con il comando di ripetere il suo gesto in sua memoria. L’eucarestia ci affida la morte del Signore, la grazia della morte che ci ha redento, per questo siamo invitati a parteciparvi degnamente. L’eucarestia vive sotto la forma della carità, quindi ricevere la comunione e poi non amare è una incongruenza gravissima: l’eucarestia è sacramento di amore.

Vangelo – Gesù invita gli apostoli a dare da mangiare alla gente nel deserto. Manca la possibilità, molta è la gente, quindi lo fa Gesù moltiplicando pane e pesci, dopo aver pregato. Questo miracolo è preludio all’eucarestia, rendimento di grazie dell’ultima cena, al ministero della Chiesa che dovrà distribuire lo stesso Corpo del Signore, non siamo lasciati soli con la nostra fame: Gesù ci sazia con il dono di sé tramite i sacerdoti.

 

 

 

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