Tempo di Natale - (Giovanni) - C

SACRA FAMIGLIA - Gesù è trovato in mezzo ai dottori -

Gn 15,1-6;21,1-3/Sal 104 /Eb 11,8.11-12.17-19/ Lc. 2,41-52

Ogni famiglia conosce bene che soltanto il Tempio favorisce l'incontro con il Signore del cielo. Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù salgono a Gerusalemme ed entrano nel Tempio per la loro preghiera di gratitudine. Nell'allontanarsi da esso i genitori non si accorgono che il piccolo Gesù rimane fra i Dotti. Dopo tre giorni di accurate ricerche lo trovano e, nel presentarsi a lui, hanno la sorpresa che, lui deve occuparsi delle cose del Padre del cielo. Il fanciullo manifesta così la Sua maturità e la Sua fede in Dio. Ora Lui si trova impegnato in un vivo dialogo con il Padre perchè sia conosciuto da tutti e quindi amato. E' il Signore che ci ama per primo, e nel Suo amore si è fatto uno di noi.
TRACCIA di RIFLESSIONE:

 

Non tutto è idillio nella famiglia, né pace e serenità: essa passa attraverso la sofferenza e le difficoltà dell’esilio e della persecuzione; attraverso le crisi per il lavoro, la separazione, l’emigrazione, la lontananza dai genitori. Nella santa famiglia, come in ogni famiglia, vi sono gioia e sofferenze, dalla nascita, all’infanzia, all’età adulta; in essa maturano avvenimenti lieti e tristi per ciascuno dei suoi membri. Il momento in cui la strada dei figli si divide da quella dei genitori è uno dei più importanti e decisivi nella storia della famiglia. Dopo il ritrovamento nel tempio, Maria e Giuseppe tacciono, non sollevano obiezioni sulla scelta di Gesù: inconsciamente intuiscono che è una scelta che li esclude dalla vita del loro figlio, una scelta costellata di lacrime e sangue, ma l’accettano, perché quella è la volontà di Dio. Il criterio di vita della famiglia va ricercato nell’esercizio della carità che è la vera fonte dell’unità familiare. Questo esercizio è possibile solo se le frontiere della famiglia sono quelle del regno della fratellanza universale. La vita familiare non può essere vissuta nella verità se non è aperta verso questi orizzonti. Questa esigenza comporta un continuo superamento di sé. VANGELO – Qui vediamo Maria e Giuseppe che ritrovano Gesù nella consapevolezza di avere una missione, l’occupazione totale al compimento della volontà del Padre. Essi se ne rendono conto col sottrarsi e il permanere di Gesù nel Tempio. Questo disegno ora è tutto chiaro per loro; ma nello stesso tempo non comprendono la risposta di Gesù. D’altra parte Gesù non ne fa motivo di ribellione; si prepara al disegno divino con la sottomissione e on la crescita in sapienza, età e grazia.

1 Lettura: Samuele ci ricorda che la paternità e la maternità è mediazione, un servizio a Dio, principio di vita. Anna cede al Signore il suo figlio. Samuele invece si consacrerà tutto a Dio con piena dedizione. Ci viene insegnato che i figli appartengono a Dio e che devono essere educati alla conoscenza di lui.

2 Lettura: in questa lettura ci viene confermato che noi siamo figli di Dio perché lui i ha amato. Questa figliolanza non appare perfettamente, ma apparirà un giorno. Ora è richiesta una particolare condotta di vita, e questa è la carità, ioè l’osservanza del comandamento di Cristo di amarci vicendevolmente. La famiglia è il luogo privilegiato per l’osservanza dell’amore, sia per l’educazione all’amore.

 

 

Nel meditare la santa Famiglia, è bello fermarsi sulla Parola ascoltata. Infatti le letture di questa celebrazione sono ricche di contenuti per la nostra vita, commovente la preghiera di Anna, la mamma di Samuele, che chiede di essere guarita dalla sua sterilità; in cambio aveva promesso, se avesse avuto un figlio maschio, di consacrarlo al servizio del Tempio, al Signore. E così avvenne. Questo ci dice, in primo luogo, che i figli sono dono di Dio e prima che ai genitori appartengono al Signore, a noi sono affidati con il compito di far scoprire ai nostri figli il vero volto di Dio che è Padre. Troviamo ancora, nella seconda lettura, ciò che Giovanni ci dice: "carissimi, vedete quale grande dono ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente". Il Padre ci ama di vero amore e ci ha fatto rinascere alla grazia in virtù dei meriti di Gesù, e tramite la forza dello Spirito Santo ora siamo "nuove creature". La famiglia cristiana, oltre ai vincoli di sangue ha anche in comune quelli soprannaturali della grazia, cioè lo stesso modo di capire la vita, come essere tutti chiamati a camminare verso una meta nuova, l'eternità. Nello smarrimento di Gesù al Tempio, se possiamo così qualificarlo, notiamo lo spirito di sottomissione e di obbedienza della famiglia di Nazareth alla legge di Mosè. E' dunque una famiglia aperta al fatto religioso, tanto da sentirlo come fatto importante della capacità di crescere proprio come famiglia. Ma anche in questa, giunge il momento in cui si fa difficile il rapporto tra genitori e figli: "perchè ci hai fatto questo?", e la risposta: "non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio". Dobbiamo chiederci chissà per quanto tempo Maria e Giuseppe rimasero in questo stato di grande difficoltà. La seconda lettura è un codice di vita pratica per la famiglia. **Amatevi come Cristo vi ha amato. L'apostolo elenca le virtù necessarie per la buona riuscita del vivere insieme: A- misericordia e bontà...sopportandovi...B- Al di sopra di tutto vi sia la carità, quale vincolo di perfezione. C- La pace regni nei vostri cuori, perchè per la pace siamo stati chiamati, per formare un solo corpo. La Parola di Dio dimori abbondantemente in voi, ammaestratevi, ammonitevi con ogni sapienza. Voi mogli, voi mariti, amatevi come conviene nel Signore. Voi figli, obbedite...nell'obbedienza c'è una crescita di maturità e di responsabilità. Voi padri non esasperate i vostri figli. Significativa è la pagina del Vangelo da non trascurare, è un invito a...lodare il Signore. Recandosi al tempio, cercano il bambino e lo trovano. Perchè mi cercate?...non sapevate... Le cose del Padre si trattano in primo luogo nel tempio, ma anche nella vita. Lui cresceva in sapienza, età e grazia...per noi è più difficile questa crescita, perchè? Così è difficile accogliere l'altro se non ci svuotiamo del nostro imperante Io. L'altro è immagine di Dio, è presenza vera e viva di Cristo che cerca sempre un cuore, che cerca amore.

 

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