IN ASCOLTO DELLA PAROLA 

 

 

            del SIGNORE PER IL

 

NUOVO ANNO LITURGIC0 - B

TEMPO di PASQUA.

 

 

Tempo di Pasqua - V Domenica (Giovanni) -28 aprile

Gesù si presenta come Via, Verità e Vita.

At 6,1-7/Sal 32/ 1 Pt 2,4-9/ Gv. 14,1-12

Non smette di stupirci il nostro Maestro, oggi si manifesta a noi come: Via - Verità - Vita. Sono in realtà queste parole che ci dicono il suo addio, in quanto è prossima la sua dipartita dal nostro mondo, Lui non vuole lasciarci nello sconforto, per questo ci accompagna per mano perché ne prendiamo coscienza di questo fatto. Ma lui va a prepararci un posto, solo allora ritornerà da noi, per rimanervi per sempre. Nel volto di Gesù, noi siamo invitati a vedervi anche il volto del Padre, perché dice che Lui e il Padre sono una sola cosa. Per noi è motivo di vera gioia scoprire la grandezza dell'amore di Dio che si fa conoscere. Il Figlio infatti ci parla sempre del Padre, e con la Sua benevolenza e pazienza, ci introduce nella vita vera, che ci è stata acquistata attraverso il suo stesso sacrificio. Per questo motivo, pur essendo Signore, Lui si è fatto nostro servo, per condurci alla Luce. Ora noi siamo invitati ad essere Luce per il mondo intero.

TRACCIA di RIFLESSIONE:

Cantate al Signore un canto nuovo ”, è l’invito festoso che apre oggi la liturgia. Sappiamo bene quali sono questi prodigi che solo Dio ha potuto fare e per i quali dobbiamo rallegrarci: sono la liberazione vera, cioè dal peccato, la rigenerazione a figli di adozione, la chiamata alla eredità eterna. Cantiamo quindi un canto nuovo perché siamo divenuti – primizie di una umanità nuova -, quella che nasce dallo Spirito ed è edificata in sacerdozio regale, popolo santo, tempio della gloria di Dio. Non è un sogno e non sono vaghe parole. Lo avvertiamo in proporzione alla nostra fede. La quale deve poi maturare in opere di cui la più importante è l’amore. E’ tutto qui, ma è il segno che siamo portatori efficaci e credibili di un’altra umanità.

1 Lettura: Barnaba presenta Paolo. Non sempre la chiesa godrà di pace, quanto meno all’esterno: verranno giorni della tribolazione. Ma non si estenuerà la forza e la consolazione dello Spirito Santo. Lo Spirito è la persona che il Padre ha inviato nel mondo per mezzo di Cristo risorto. Egli rende presente Gesù e ne garantisce la riuscita nel mondo. Lo Spirito illumina, guida, rinvigorisce e infonde gioia alls chiesa e a ogni anima. Il brano degli Atti presenta anche Paolo, un persecutore diventato apostolo: sono i miracoli della grazia che si ripetono ancora nella chiesa.

2 Lettura: “Questo è il suo comandamento: che crediamo e ci amiamo”. I fatti e la verità dimostrano l’amore, non le parole e la lingua. La fede in Gesù Cristo ha un segno che la evidenzia e la conferma: l’amore reciproco. Parlare non serve; neppure basta credere semplicemente, con disimpegno. D’altra parte Dio abita in noi e noi siamo in comunione con lui se osserviamo il comandamento dell’amore. Giovanni dice: lo Spirito che Dio ci ha dato è il segno della presenza di Dio, ed è lo Spirito che rende possibile e spinge alla carità. Se nel tempo della nostra vita non maturano frutti di carità, dobbiamo temere molto.

Vangelo – “Chi rimane in me e io in lui fa molto frutto”. Se siamo uniti a Cristo la nostra vita è feconda, porta frutti; se invece siamo distaccati da lui, non portiamo frutti e siamo come rami secchi, destinati ad ardere nel fuoco. L’immagine vuol dirci: non siamo dei veri discepoli di Cristo. Un sacramento soprattutto ci inserisce nella vita di Cristo: l’Eucarestia. Occorre però che essa non sia solo ricevuta, ma divenga una comunione di vita e quindi di fecondità con Gesù Cristo.

 

 

Noi sappiamo che la vita pasquale è un dono d’amore, forza di comunione con Dio, con tutti e con tutto ciò che ci circonda. Dio ha voluto santificare e salvare gli uomini e ha voluto fare di loro un popolo che lo riconoscesse nella verità e che lo servisse fedelmente. Il Cristo risorto è colui che anche oggi si presenta, sebbene con modalità diverse, come colui che offre il vero bene a tutti gli uomini, lui che è il Sommo bene, la verità più consolante per rivelarci il suo volto, un volto paterno, la forza vitale più efficace per compiere opere anche più grandi di lui. Infatti nel Vangelo leggiamo: - Io sono la via, la verità, la vita -. Per rincuorare gli apostoli sfiduciati, promette di ritornare a noi dopo averci preparato un posto presso la casa del Padre. In questa maniera noi possiamo scoprire dove cercare Dio: nelle parole e nel volto del Figlio.

Nella prima lettura troviamo come la comunità primitiva si organizza per svolgere con fedeltà la missione del Cristo: ”elessero sette uomini pieni di Spirito Santo”. E’ la prima forma di organizzazione caritativa della Chiesa (servizio delle mense e dei poveri), sono i ministeri laicali nella Chiesa, che assicurano l’autenticità della missione apostolica della carità oltre la funzione dell’evangelizzazione e della preghiera. Questa solidarietà d’amore non ci fa trascurare nessun bisogno, perché formando questo edificio composto di pietre viventi che in Cristo trova il suo principio dinamico (via , verità e vita) il suo fondamento dottrinale e la sua ragione di essere esistenziale.

Nella seconda lettura Pietro conferma la nostra nuova posizione nella società: - voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale -. Infatti è Cristo la roccia basilare della Chiesa sulla quale il nuovo popolo si fonda per offrire a Dio il vero sacrificio spirituale, in quanto erede dell’antico Israele.

Vangelo – Non deve mai mancarci la fiducia. Sentiamo l’esortazione: “Non sia turbato il vostro cuore, vado a prepararvi un posto. Ritornerò e vi prenderò con me”. Su questa promessa di Gesù poggia tutta la nostra sicurezza. La morte non sarà il tragico crollo di tutte le speranze, ma la venuta di Cristo a prenderci per portarci a vivere eternamente con lui e il Padre in comunione dello Sp. Santo. Non è meraviglioso questo, in mezzo alle difficoltà che ci assalgono ogni giorno? Quello che importa secondo Gesù è – avere fede – nel Padre e in lui.

 

 

Tempo di Pasqua - VI Domenica (Giovanni) – 5 Maggio

Chi mi ama veramente, osserva i miei precetti

At 8,6-8.14-17/Sal 65/ 1 Pt 3,15-18/ Gv. 14,15-21

Gesù in questa pagina ci ricorda che il vero amore, consiste nell'osservanza dei suoi precetti. Ai suoi discepoli sfiduciati, per la sua partenza, promette un Consolatore. Dice infatti: "pregherò il Padre.." Lo Spirito Santo sarà il rivelatore di tutto quello che il Maestro ha insegnato e fatto a nostro beneficio, Lui guiderà il nuovo gregge che il Padre gli ha affidato, perché lo conduca ai verdi pascoli e alle sorgenti zampillanti, cioè alla verità tutta intera nel tempo. Anche noi, nei momenti difficili, di sconforto, possiamo trovare aiuto senza mai dubitare di questo aiuto. Il Signore non ci lascia orfani, sono le sue parole, ci chiede infatti di vederlo e di sentirlo sempre presente in mezzo a noi. Coloro che sapranno osservare i suoi precetti, saranno amati anche dal Padre, perché abbiamo sentito che Gesù e il Padre sono Uno. Come non credere e accogliere tanto amore?

TRACCIA di RIFLESSIONE:

La presenza viva del Cristo risorto nella sua Chiesa attraverso il suo Spirito, quale avvocato, consolatore e sostegno, è per noi motivo di gioia e di grande fiducia, perché riconosciamo di essere amati e seguiti dalle tre Persone divine. L’amore del Padre e la manifestazione del Cristo, sono grandi avvenimenti che troviamo nel fatto della Pasqua e ci permettono di rendere ragione della nostra speranza. Il mondo ci chiede questa testimonianza che solo ci potrà rendere credibile: cioè il nostro contributo d’amore costruttivo nel condurre il mondo verso la giustizia, più umano e fraterno. Data la nostra debolezza, Cristo ci viene incontro e ci promette: - pregherò il Padre e vi darà un altro Consolatore -. La promessa dello Sp. Santo rivelatore, conforta i discepoli sfiduciati per la partenza di Gesù. Ricordiamo che non siamo orfani, Gesù è sempre con noi e in noi.

Prima lettura. Scopriamo l’attività del ministero apostolico, nel confermare i credenti col dono dello Spirito: “imponevano loro le mani e ricevevano lo Sp. Santo”. Sono frequenti le visite degli apostoli nelle varie comunità per mettere i nuovi convertiti in comunione con la comunità madre di Gerusalemme, attraverso il gesto dell’imposizione delle mani.

Seconda lettura. Pietro ricorda che la debolezza del Cristo è in realtà vera forza: - messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito -. 

L’apostolo ci insegna che la retta condotta è la vera difesa per svergognare gli avversari, solo col bene si segue il Cristo il quale ha esercitato l’unica violenza del vero amore.

Vangelo. Presso di noi abita lo Sp. Santo: è chiamato Consolatore, e ci porta la verità, che è Gesù stesso e il suo vangelo. Ma il luogo dove lo Sp. abita è il cuore dei discepoli di Gesù, mediante la grazia. Gesù ci dice un altra cosa: - non vi lascerò orfani -. E infatti lo Sp. è il segno che Cristo è con noi e non ci abbandona a noi stessi, alla solitudine. Poi sarà il suo ritorno glorioso, quando lo vedremo insieme col Padre. Sarà già il momento della morte, che allora non va aborrito, ma per questo motivo attesa con gioia. Chi osserverà i comandamenti, ama. Ecco un principio fondamentale e chiarissimo. Le parole da sole non sono indice di amore.

 

 

 

 

Tutto il tempo pasquale è pervaso di letizia. Essa però non scaturisce dal successo della nostra impresa, o perché i nostri giorni non conoscono motivi di ansia. E’ la letizia che viene dalla constatazione e dalla certezza che siamo stati liberati dalla vera causa della tristezza, il peccato, e che il Signore risorto ci ha riportati a una speranza che non conoscerà delusione: la speranza della gloria eterna con lui. Bisogna che torniamo spesso a tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato: allora non si inaridirà la ragione della nostra gioia. C’è in particolare una strada che mette in fuga l’avvilimento: è quella di uscire da noi, sull’esempio di Gesù che per il primo ha dato la sua vita per gli altri. Carità e letizia sono strettamente congiunte.

1 Lettura: “Lo Spirito Santo sui pagani”. Ammiriamo l’umiltà di Pietro: “sono un uomo anch’io”. Uno solo è Dio e uno solo è il Signore. Gli uomini sono tutti uguali: creature di Dio. Neanche i sacerdoti, i vescovi, il papa possono sostituire Gesù. Lo rappresentano solo nel ministero. Cornelio è un pagano dalla coscienza retta, in casa sua avviene come una nuova Pentecoste. E’ segno che tutti gli uomini sono chiamati a ricevere il battesimo, il vangelo, lo Spirito, la salvezza. Siamo tutti ugualmente amati da Dio e termine della sua grazia. Nessuno può vantarsi d’avere diritti o dei meriti. Come fratelli passeremo la vita eterna a cantare le lodi e la misericordia di Dio.

2 Lettura: “Dio è amore”. Dio ci ha amato per primo. Il segno di questo amore è la missione del Figlio. A quale punto è arrivato quell’amore! Il Figlio di Dio che muore in croce lacia sconcertati. Le dimensioni dell’amore divino confondono. San Giovanni scrive “Dio è amore”, se uno ama ha la facoltà di conoscere Dio, se non ama Dio gli rimane assente. Chi ama di più conosce di più. Non importa sapere semplicemente tante cose.

Vangelo – “L’amore, è dare la vita per i propri amici”. Il sacrificio della vita è l’espressione più alta e più convincente dell’amore. Ora Gesù ha dato la sua vita per noi. Di più non ci poteva amore. A tale amore non possiamo rispondere che amando a nostra volta. Anzitutto amando lui, dal momento che egli ci ha amato così come il Padre lo ha amato. Notiamo però che Gesù è sempre attento a precisare che l’amore non c’è se si esaurisce in parole e non risulta all’osservanza dei comandamenti. Anche lui ha risposto all’amore del Padre adempiendone la volontà. Ma amare lui non basta: si devono amare i fratelli. Ed è questo il suo comandamento: “Che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Comandamento arduo e rischioso. Chiediamo di poter attingere vita e fortezza per amare.

 

 

 

 

 

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