Tempo Ordinario - XXVI Domenica (Matteo) - A

Non bastano le parole, sono i fatti che contano -

Is 55,6-9 /sal 144 / Fil 1,20-27 / Matteo 21,28-32 -

Già il proverbio ce lo ricorda: "tra il dire e il fare..."è questo il banco di prova dell'autenticità della vita. Gesù non chiede e non si accontenta delle nostre parole, o buone intenzioni, vuole fatti concreti. Il Vangelo oggi ci ricorda che la salvezza, non si ottiene solo nel "credere" ma è soprattutto nell'agire; le opere buone sono conseguenza necessaria della fede. Il "sì" del cristiano, deve essere il sì della vita, con questo suo comportamento, potrà trasformare il mondo. La parabola raccontata,ai capi del popolo, è di per sè provocatoria; ci fa capire che il Regno dei cieli non appartiene a chi si ritiene giusto, ma a chi, sebbene peccatore, crede il Lui e fa vita di penitenza.
TRACCIA di RIFLESSIONE
 

L’esperienza del nostro vivere ci ha fatto scoprire quanto è grande il divario fra il dire e il mare. C’è anche un detto che ce lo ricorda: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. La distanza è veramente grande, eppure spesso, quotidianamente, ci troviamo in questa continua contrapposizione. Gesù ci chiede l’autenticità dei fatti, non si accontenta delle nostre parole o semplici intenzioni. Il Vangelo ci insegna che la salvezza non è solo nel “credere” è richiesta la corrispondenza attraverso le opere buone che dicano la necessaria conseguenza della fede che diciamo di avere, anche perché “la fede senza le opere è morta”. Quindi è richiesto che il si della fede, diventi subito il si della vita per poter trasformare il volto del mondo portandovi lo spirito del Cristo. “pentitosi andò… i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”. La salvezza non appartiene a chi si crede di essere giusto, ma a coloro che pur essendo fragili, credono a lui e fanno un cammino di penitenza. Le buone intenzioni non contano, se non sono seguite dai fatti. Non basta dire di sì all’esterno alla volontà di Dio e poi non compierla. Gesù lo ricorda e, dice che i peccatori, con la fede e conversione, ci precedono nel regno di Dio.

Nella prima lettura Ezechiele manifesta con semplicità e chiarezza l’intenzione di Dio: “se l’ingiusto desiste dalla sua ingiustizia, egli vivrà”. Così viene manifestata la responsabilità individuale di fronte al bene o al male, i principi di solidarietà e individualità, nel N.T., trovano compimento nella legge del Cristo, legge di giustizia e di misericordia.

Nella seconda lettura Paolo invita la comunità ad atteggiamenti nuovi: “abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo”. Le rivalità e la vanagloria non sono via per una retta convivenza, è necessario un cammino d’umiltà, il cammino del Cristo, servo obbediente. Il rispetto e la sottomissione sono aiuto per ben operare.

 

 

 

La parola che abbiamo ascoltato ci ha fatto capire che noi non siamo migliori perchè ogni domenica ci troviamo in Chiesa, la parola ci sprona eventualmente a dimostrare con la nostra vita e le opere la nostra bontà nel quotidiano. Ogni volta che ci sentiamo invitati da Dio a realizzare qualcosa nel suo nome,spesso rispondiamo: non ne ho voglia, ma non solo con le labbra lo affermiamo, ma con la nostra vita. Spesso spieghiamo anche il perchè del nostro no, come è successo al giovane del Vangelo. Spesso capita, e il Vangelo ce lo ricorda, infatti anche l'altro figlio risponda con un sì, sembra deciso, ma in realtà dimentica subito ciò che ha pronunciato. Qui avviene un sostanziale ribaltamento di comportamento, colui che aveva detto non ne ho voglia, si pente, si converte e va al lavoro infrangendo così la sua colpa, il secondo che si era pronunciato disponibile, va per i fatti suoi. Quando Dio chiama, è perchè desidera che la sua vigna non rimanga senza operai, la vigna ha bisogno sempre di molte cure e di difesa e non può essere trascurata, la vigna è il popolo che ha bisogno di essere nutrito della Parola e dei sacramenti, di essere consolato e difeso. La parola ascoltata ci suggerisce ancora che i pentiti i quali ritrovano la via della giustizia saranno ricevuti ai primi posti. Nella seconda lettura Paolo ci istruisce sul comportamento del Figlio di Dio, il quale si è spogliato della sua dignità in obbedienza al Padre e ha compiuto fino in fondo la sua volontà; ora giustamente partecipa della stessa dignità e gloria. Impariamo anche noi dal Figlio a dire sempre il nostro sì e a corrispondervi senza tanti tentennamenti.

DAVANTI A TE, SIGNORE
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