Sono la sicurezza per
il nostro muoverci
Su terreni disastrati, sassosi, umidi,
in mezzo ai boschi,
su per le montagne e
quando bisogna guadare i torrenti.
Vecchio scarpone…
Così iniziava una canzone
che canta riconoscente
l’attaccamento al tempo
del nostro camminare.
Quanti ricordi, quanti
incontri ci permettono
di rivivere momenti particolari
ogni volta che li prendiamo per
ungerli col grasso, per mantenerli
morbidi, per metterli a riposo
in attesa della nuova stagione.
Quante volte nel nostro incedere
per le strade del mondo,
ci hanno difeso dalle storte,
forse anche dalle morsicature di insetti
nascosti sotto l’erba ai margini
dei sentieri di montagna
o nelle sassaie.
Sono una vera protezione,
non se ne può fare a meno
se vogliamo affrontare
con sicurezza una
lunga camminata.
Le strade del mondo
sono irte di pericoli.
Al campo non può mancare
l’Altare.
Lo prepariamo sotto un grande
albero, anche per avere ombra
nel tempo della preghiera.
Lo costruiamo col legname disponibile
che troviamo presente nel bosco.
E’ luogo dove è presente
il libro della Bibbia,
qui celebriamo le nostre liturgie
nei giorni di festa e nei vari momenti
della giornata.
Il Vangelo ci dice che ogni luogo è
adatto alla preghiera,
ciò che conta è la fede del cuore.
Il nostro Dio non è esigente,
non ci chiede altari maestosi,
che possiamo trovare
nelle nostre cattedrali,
ci chiede il nostro cuore
attento alla sua parola,
apportatrice di vita e di amore,
capace di aprirsi ad un
dialogo filiale con lui.
Noi lo adorniamo con i fiori
che troviamo nel bosco,
ma riconosciamo che il miglior
ornamento è dato dal tempo
che gli offriamo e l’amore che con umiltà
e sincerità di vita
doniamo con la lode,
con la semplicità
della nostra fede.
La solennità del luogo,
è data dalla nostra
viva partecipazione
al momento che insieme
stiamo celebrando.
Questo prezioso oggetto
fa parte del nostro equipaggiamento,
ci accompagna ovunque
durante la giornata,
appesa alla nostra cinghia.
E’ gran piccola cosa, ma
così importante nel tempo
delle nostre attività al campo.
E’ per noi sollievo e sicurezza,
nei momenti di arsura
specialmente nelle nostre
lunghe ma belle camminate
sui nostri monti.
Ci rinfranca durante il lavoro e le attività,
è con noi durante il tempo
dei nostri pranzi e cene.
Anche di notte non la dimentichiamo,
è vicina al nostro sacco a pelo,
e spesso al mattino
la troviamo vuota,
forse altri ne hanno approfittato.
La sua presenza è vera
provvidenza,
perché spesso, quando ci
scortichiamo le gambe,
tra i rovi dei boschi,
o mentre raccogliamo la legna
per provvederci il pranzo e la cena,
le rinfreschiamo con poca acqua,
perché non ci venga a mancare
per l’arsura nel viaggio.
L’acqua che contiene,
anche se sembra sempre poca,
è una grande ricchezza,
è un vero dono,
e coloro che ne sono privi,
conoscono in quale disgrazia
sono immersi.
Piccolo ma prezioso
vaso di metallo,
è un serio guaio quando manca,
sei obbligato a saltare il rancio
che la cambusa o la squadriglia
ha preparato.
Porta con se le ammaccature
del tempo dei vari campeggi,
quasi trofei da conservare,
senza mai rovinarsi.
E’ nostra compagna nei giorni dell’estate,
ai campi,
per ricevere ciò che ha preparato
la squadriglia di turno, non sempre
esperta in arte culinaria, o
nei campi invernali e nelle route
che ci portano su per i costoni
dei monti,
dove puoi usarla sul fornello
per provvederti qualcosa
da mettere sotto i denti.
Ognuno deve provvedere a
tenerla pulita,
dopo ogni uso,
per non saltare la razione di cibo.
Quando poi ti accorgi che,
l’hai dimenticata a casa,
è un vero disastro,
come reperire un piatto o altro
per non rimanere senza nulla?
L’unico rimedio è aspettare
alla fine della consegna e
consumare ciò che resta nella pentola,
se qualcosa però rimane.
Non può mancare,
per lei e la sua compagna,
la latrina,
con particolare cura è scelto
un luogo piuttosto appartato.
Ricordo le vecchie latrine che
dovevamo prepararci:
una grande buca nel terreno con una robusta
asse in mezzo, grandi teloni di protezione e
un bel sacco di calce
da utilizzare per allontanare
mosche e tafani da quel luogo.
Oggi anche al campo vengono
montati w. c. chimici,
molto pratici e fastidiosi in ultimo,
perchè rendono più vivibile
anche questo tempo
del nostro vivere.
La doccia al campo è
molto semplice: una lunga e grande gomma
riscaldata al sole ti
dona subito acqua bollente, poi
tiepida e infine fredda come quella
dei ghiacciai.
Così in quattro e quattro otto
devi far tutto.
Ma anche questo fare non disturba,
è la novità del vivere al campo
in mezzo ai boschi,
la semplicità e l’essenzialità,
importante è trovarci puliti e freschi,
per svolgere con nuova forza ed
entusiasmo la vita di campo,
perché è bella anche con poco.
Per avere il sole,
basta ridere.
Non è un abbigliamento per distinguerci
dagli altri, ma è per
condividere con altri lo stesso
cammino per crescere,
quali persone che vogliono fare scelte
per la vita di cittadini responsabili.
Abbiamo un bel cappellone che
ci protegge dai raggi del sole,
nel nostro muoverci al campo o
nelle nostre camminate e spesso ci
protegge dalla pioggia.
Una bella camicia color celeste o
una maglietta estiva,
propria dell’uniforme,
sormontata sul collo da
un bel fazzoletto colorato,
segno della nostra Promessa,
che indica anche il gruppo di appartenenza.
Un paio di pantaloni di velluto scuro,
corti o lunghi a seconda
della scelta fatta o delle stagioni.
Un paio di calzettoni di lana e,
la protezione ai piedi con solidi e
morbidi scarponi, adatti per le nostre
camminate.
Sulla camicia spiccano distintivi,
indicano i brevetti di qualità raggiunte
nel cammino di vita scout.
Sul cuore portiamo
lo stemma della nostra patria bandiera,
e sul braccio il nome della città.
I nostri capi,
portano un fazzoletto nuovo,
segno dell’impegno
nel loro servizio
di vita scout, cioè li
diciamo: Maestri.
E’ la nostra valigia da spalla,
con tasche a destra e a sinistra,
con cinghie che pendono ovunque e
ti permettono di attaccarvi
tutto quello che, in ultimo,
non entra più nel suo interno,
Capi permettendo.
In questa sacca, che viene
misurata a litri per la capienza,
devi posizionarci tutta
l’attrezzatura per il tempo
della vita al campo o
per la Route, quindi il cambio,
asciugamani, l’uniforme
per i grandi momenti di vita
al campo, quali celebrazioni o promesse
dei nuovi arrivati.
Non puoi dimenticare la gavetta,
la pila per la notte, gli scarponi,
il necessario per la toilette e tante altre
utili cose che potete immaginare.
Solo una mano attenta sa dove
sistemare tutta questa merce.
Fermamente sconsigliato
portare il superfluo,
perché è un peso inutile, è
motivo di disordine e facilmente
sequestrabile dai Capi.
La vera libertà consiste
nel camminare sempre
con l’essenziale.
La tenda
La tenda è la nostra casa
nel tempo del campeggio.
Viene sistemata in un luogo pianeggiante,
possibilmente vicino al bosco
per sentirne la frescura
durante il giorno.
E’ sicurezza nel tempo
della grande calura pomeridiana e
all'arrivare d’improvvisi acquazzoni,
dove trascorriamo il tempo cantando
accompagnati dalla chitarra o
per permetterci un sonno ristoratore.
Le nostre tende ospitano
comodamente otto ragazzi,
ma stretti e pigiati,
anche una decina.
E’ luogo per fraternizzare,
per conoscerci meglio,
per organizzare le nostre attività
sia del giorno, come i canti e le scenette
per il fuoco della sera che è sempre
tanto atteso.
E’ luogo di sicurezza, qui teniamo
tutti i nostri beni, materassino
con sacco a pelo e lo zaino
con tutto l’equipaggiamento.
Davanti alla tenda staziona
il Guidone, simbolo di squadriglia,
con la bandierina, quasi sentinella
per allontanare ogni intruso.
Davanti alla tenda spesso
siamo convocati per le ispezioni,
un controllo sull’ordine, la pulizia,
lo stato dell’uniforme e dello
spazio intorno alla tenda.
Al lato della tenda costruiamo
la cucina e la tavola per la refezione.